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L’obiettivo dei killer
era Barbara Indrieri

Francesco Salvatore Scorza e Domenico Scalora

Con in testa l’ossessivo ricordo degli occhi di quell’assassino, il testimone è rimasto in silenzio per più di un anno. E pensava, forse, di rimanerlo per tutta la vita se, nell’aprile del 2012, la polizia non avesse arrestato a Rende, dopo quattro anni di latitanza, il latitante Franco Presta. La cattura della “primula” che appariva fino a quel momento imprendibile, gli fece riacquistare coraggio. Così cominciò a confidarsi con una zia (sorella del padre) che vive in Germania e con i nuovi datori di lavoro, rivelando per la
prima volta d’aver riconosciuto i killer della madre e della sorella. Poi, incoraggiato dagli interlocutori, ha chiesto di parlare con gli inquirenti. E il 31 luglio scorso è stato interrogato in Settentrione dal pm antimafia Vincenzo Luberto. La sua è stata una confessione liberatoria. «Non ho riferito nulla prima di oggi circa il riconoscimento degli sparatori – ha detto Silas – perché ero sconvolto, avevo visto la morte in faccia ed avevo visto morire mia madre e mia sorella.

Tutto il drammatico raconto in un dettagliato articolo presente nella pagina della "Calabria" e in particolare nell'edizione di Cosenza del nostro giornale.

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