Rovi scomposti e una siepe di felci nascondono dei resti umani sbucati dal nulla. Contrada “Galluzzo” di Acri è la scena di quest’ultimo mistero calabrese. Sul greto d’un ruscello che s’insinua tra la vegetazione campeggiano sinistramente il cranio, il bacino e un pezzo di femore d’uno sconosciuto. Sono lì dalle ultime piogge, quando l’acqua piovana ha scoperchiato la tomba che qualcuno aveva scavato non molto lontano. Gli “specialisti” che hanno subito esaminato i resti ritengono che siano databili
ad una ventina di anni addietro.
Potrebbe perciò trattarsi di una persona scomparsa negli anni ‘90 per lupara bianca, oppure deceduta in circostanze misteriose e poi sotterrata in riva al corso d’acqua. Toccherà ai militari del Ris di Messina risolvere almeno in parte l’enigma stabilendo, intanto, se si tratti dello scheletro di un uomo o di una donna e se vi siano tracce di violenze subite. L’estrazione del codice genetico potrebbe poi offrire la possibilità di procedere ad esami comparativi con i familiari di soggetti svaniti nel nulla.