Confermata dalla corte d’appello di Catanzaro la sentenza di primo grado emessa dal tribunale di Cosenza nel 2009 a carico dei tre medici dell’ospedale civile dell’Annunziata di Cosenza, Francesco Togo, Achille Maria Scalercio e Battista Rota ritenuti responsabile della morte del piccolo Andrea Bonanno di Amantea. Il presidente Palma Talarico e i giudici a latere Bravin e Russi hanno inoltre condannato i sanitari al pagamento ciascuno per la propria parte delle spese processuali. Come si ricorderà il piccolo Andrea, sette anni appena è morto dopo un lungo calvario, una dolorosa agonia, atroci sofferenze nel presidio ospedaliero di Cosenza nell’ottobre del 2005. Il bambino, che viveva ad Amantea, era finito in Rianimazione per una ingessatura ad un braccio che gli aveva provocato una setticemia. Inutili gli appelli, le richieste dei genitori del piccolo ai medici di intervenire su quell’ingessatura che anche ad occhio nudo non appariva normale. Dopo la morte del piccolo, la denuncia e una tormentata e complessa vicenda giudiziaria. Solo la tenacia, la forza dei genitori ha consentito che si andasse avanti e si arrivasse alla verità e alla giustizia. Un caso che ha segnato una delle pagine più tristi della recente storia sanitaria calabrese. Giovanni e Fatima Bonanno, insieme ai genitori di Federica Monteleone e Ivana Ruscio, da anni si battono contro la malasanità e sono al fianco delle vittime. Nel processo d’appello non erano presenti perché, avendo ottenuto il risarcimento dal Servizio Sanitario non si sono costituiti parte civile.
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