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Gli amanti e la
“scappatella”
al... cimitero

cimitero cosenza

di Giovanni Pastore

 

L’estasi e il tormento fanno da architrave a una trama morbosa che trasuda bugie, peccati e tradimenti. Nella storia peccaminosa fermentano la passione e il desiderio che si fondono nella relazione clandestina tra un uomo e una donna, entrambi sposati. Vicenda fiorita a Cosenza, tra sorrisetti e normali imbarazzi, che è contenuta nelle pieghe della denuncia per violazione della privacy presentata da una trentacinquenne, mora, bellezza conturbante, tipicamente meridionale, nei confronti del suo, ormai, ex marito. Consorte che, sospettando l’infedeltà della compagna, avrebbe spiato i contenuti dei suoi messaggi personali su Facebook. E seguendo la vita relazionale “parallela” della moglie l’uomo avrebbe scoperto l’amara (per lui) verità. Dalle indagini ampliate dai detective della Polizia delle comunicazioni, con l’escussione di testi e l’esplorazione dei tracciati informatici, sarebbero emersi particolari “piccanti” su quell’amore “clandestino”. Dettagli che dovevano restare lì, confinati in qui verbali. Ma Cosenza non sa tenere i segreti e così la vicenda ha rotto gli argini della cosiddetta “sfera privata”, spalancando le porte alle chiacchiere per diventare preda di curiosità e, naturalmente, di pettegolezzo. Lo scandalo ha contribuito a sfilacciare il matrimonio spalancando le porte alla separazione. Epilogo amaro che Maria (il nome ovviamente non è quello vero), mora, tipica bellezza silana, avrebbe voluto evitare. Ma il marito non le ha perdonato la sua “provata” infedeltà. Lei, impiegata-modello in un ufficio pubblico della città, sposata da alcuni anni, con prole, trascorreva le serate davanti al pc, traducendo in messaggi telematici le sue emozioni. La sua intensa storia d’amore e di sesso extrafamiliare sarebbe cominciata prima dell’estate quando trovò in bacheca la richiesta di amicizia da parte di un professionista, pure lui cosentino, un uomo stimato dai notabili locali della società e della politica, e pure lui coniugato con figli. Lei lo accolse nella sua comunità virtuale e iniziò a scrivergli e, soprattutto, a leggere i pensieri che lui le inviava ogni giorno. Il passo successivo furono le apparizioni in videochat per conoscersi ancora meglio dopo essersi solo immaginati. Per qualche altra settima andarono avanti così, scambiandosi effusioni nel cyberspazio. Agli inizi di ottobre, lui le chiese la “prova d’amore”. Lei non aspettava altro. Però c’era un problema da superare, e non di poco conto: «Il fatto è che mio marito è geloso, non mi lascia muovere, mi controlla, vuole sempre accompagnarmi, anche se esco per fare la spesa». Ma il desiderio della carne prevaleva su tutto in quei giorni. E così, a lei venne in mente che l’unica “zona franca” della sua vita privata era il cimitero. Sì, proprio il camposanto: «Ci vado spesso da qualche mese dopo un lutto in famiglia. Lui mi lascia andare solo lì, senza “scortarmi” ». Maria e il suo corteggiatore decisero quindi, giorno e ora. E puntuali s’incontrarono nei viali silenziosi di “Colle Mussano”. I loro sguardi carichi di desiderio s’incrociarono subito, poche chiacchiere banali servirono da innesco per far detonare lo slancio passionale. I due amanti ardevano di passione e decisero si spostarsi nell’area cantierizzata dove stanno sorgendo le nuove edicole: «È la zona più riservata, non se ne accorgerà nessuno», la rassicurò lui. E là, tra i loculi ancora in costruzione i due si lasciarono andare. Le loro voci impastate dal   piacere, i loro respiri ansimanti, e, soprattutto, il loro eccitato mugugnare richiamarono una donna anziana che, affacciandosi dietro il manufatto lì trovò avvinghiati l’una all’altro nell’atto sessuale. Alla pensionata a momenti veniva un colpo. Una situazione imbarazzante che la coppia avrebbe commentato con ironia sul web. Quel legame che, come un fiume carsico, viaggiò sotterraneamente per un altro paio di mesi mentre montavano i sospetti del marito “tradito”. L’uomo sentiva la sua compagna sempre meno presente nella sua vita. E così, un giorno decise di contrallare il profilo della donna sul web. Provò, una password, ne provò un’altra e alla fine riuscì a violare l’accesso scoprendo tutto. Al ritorno a casa, Maria trovò il suo uomo ad aspettarla: «Ora mi è tutto chiaro. Tra di noi è finita...». Lei capì subito e tentò di spostare la lite su un altro binario: «Sei entrato sul mio profilo privato, ti denuncerò, hai violato la mia privacy... ». E così lei si recò nella sede della polizia delle comunicazioni per dare seguito alla promessa. I detective telematici del questore Alfredo Anzalone e del primo dirigente Maria Giovanna Rizzo ascoltarono con imbarazzo l’affiorare inesorabile di questa storia di vizi privati e pubbliche virtù prima d’avviare l’inchiesta contro il marito della trentacinquenne. Una dettagliata informativa è stata inviata al capo dei pm Dario Granieri che ha aperto un fascicolo anche se la donna sembri intenzionata a ritirare la denuncia. La lite è solo una delle tante vertenze legali tra coniugi vittime degli effetti collaterali delle relazioni sociali virtuali. Sul web, sempre più spesso si formano compagnie “allargate”. Una consuetudine che non deve stupire nell’epoca di Facebook e della fragilità relazionale. È diventato assai più semplice, infatti, dialogare davanti al pc, piuttosto che fare quattro chiacchiere dal vivo. Gli strumenti di comunicazione e di discussione di massa, nati per far interagire gruppi con interessi comuni, sono stati, purtroppo, riconvertiti dagli stessi utenti in mezzi d’“acchiappo” o, addirittura, di tradimento. Si salvano in pochi, ma la tentazione, indubbiamente è grande.     

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