Nell’Italia degli scrocconi, una storia così non era stata ancora raccontata. È la trama d’un professore cosentino (ma trapiantato nel Lazio) che avrebbe continuato a incassare, per più di sette anni, la pensione del genitore defunto. Le Fiamme gialle lo cercano per notificargli un sequestro di beni per un valore di quasi trecentomila euro. La Procura di Cosenza, guidata da Dario Granieri, lo accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato. Un raggiro consistito nell’ aver reso immortale il... “ricordo” di suo padre. Un padre buono, un uomo stimato da tutti, apprezzato dipendente della pubblica amministrazione e, successivamente, pensionato modello con mensile canalizzato su conto corrente acceso in una banca di Rende. Quell’uomo probo, però, è venuto a mancare 12 anni fa all’in - saputa dell’Inpdap che ha continuato a versargli puntualmente l’assegno, fino al 2008. E, alla fine, sarebbero stati tanti i quattrini che, almeno secondo il pm Giuseppe Cava, il docente avrebbe incassato a nome del genitore. La vicenda giudiziaria è stata ricostruita nelle carte dell’indagine che i finanzieri della Compagnia cittadina hanno avviato un anno fa, su segnalazione del Reparto speciale “Entrate” delle Fiamme gialle di Roma che per mesi ha esplorato le falle spalancatesi tra le pieghe della spesa pubblica nazionale. Tanti buchi neri che hanno scavato ferite profonde nel debito nazionale. Un passivo dilatato da un esercito d’insospettabili imbroglioni. Gente che per anni ha incassato indebitamente quattrini pubblici per conto di familiari e parenti passati a miglior vita già da un pezzo. Monitorando i rapporti pensionistici ancora attivi ma intestati a persone decedute, i “camici bianchi” della guardia di finanza avrebbero scoperto la pensione “sospetta”. Le indicazioni sulla posizione dubbia sono state ottenute interpolando i dati degli archivi degli istituti di previdenza con i nominativi delle persone morte registrati negli uffici anagrafe dei singoli comuni. E, in effetti, su quel conto corrente di Rende, l’Inpdap aveva continuato a versare mensilmente il vitalizio al titolare del rapporto anche dopo la sua morte. Dalle investigazioni sarebbe emerso che quel rapporto bancario sarebbe stato condiviso con il figlio docente. Un conto corrente movimentato anche dopo il decesso del titolare. Le ultime tracce di operazioni in entrata o in uscita (comprese, naturalmente, i versamenti dell’Inpdap in favore del “caro estinto”) risalirebbero al 2008 mentre il pensionato, destinatario del vitalizio Inpdap, morì, appunto, nel 2001. Le divise grigie stanno verificando, adesso, l’esistenza di eventuali reversibilità del rapporto pensionisitico che dagli accertamenti del reparto speciale non sarebbe, però, emerso. Nel caso in cui non dovessero essere accertati beneficiari di diritto, si procederebbe nei confronti di coloro i quali avrebbero riscosso indebitamente gli importi non dovuti per almeno sette anni. La guardia di finanza aveva già sequestrato, nei mesi scorsi, un conto corrente da 175mila euro nell’istituto di credito . Altri beni sigilli sono stati apposti a beni riconducibili al professionista “in - trovabile” per un valore complessivo che sfiora i trecentomila euro.