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Omicidio Dodaro, atti
trasmessi a Cosenza

La Dda di Catanzaro ha trasmesso alla procura ordinaria il fascicolo riguardante l’assassinio dell’imprenditore Mario Dodaro. Per i togati il delitto non sarebbe infatti maturato in un contesto mafioso. Una tesi, quest’ultima, accolta con scetticismo a Cosenza. La vittima, 43 annii, segretario sezionale della Democrazia cristiana a Castrolibero, cadde fulminato dai proiettili esplosi da un revolver di grosso calibro, la sera del 18 dicembre 1982. Stava rientrando a casa, in via Puccini, a Catrolibero. Sceso dall’auto si ritrovò di fronte due uomini armati di calibro 38. Erano rapinatori che l’aggredirono per impossessarsi del denaro che l’imprenditore aveva con sé. I banditi – che agivano con la “benedizione” d’un capo ’ndrina – erano convinti che Dodaro custodisse i soldi incassati in giornata dalla sua azienda (un salumificio) che gestiva insieme con il fratello L'industriale reagì all’assalto dei banditi, che spararono. Ma non per ucciderlo. Mirarono alle gambe, ma una delle pallottole calibro 38, per un tragico scherzo del destino, lo colpì in parti vitali. A contribuire a far luce sul crimine sono stati i pentiti Roberto Pagano, Franco Pino, Giuseppe Vitelli e Dario Notargiacomo.

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