Finora hanno vissuto il loro dramma con compostezza e discrezione, ma ora non ce la fanno più e rivolgono un appello alle istituzioni, a quanti possono aiutarli. Sono una coppia cosentina con due figli, uno dei quali, Sergio, nove anni, affetto da una gravissima patologia, l’idrocefalia-spina bifida. Il ragazzo è già stato sottoposto a 21 interventi chirurgici alla testa, il primo appena nato e ancora il calvario continua. I genitori, di modeste condizioni hanno affrontato tutto con coraggio, i lunghi viaggi della speranza fuori regione, le operazioni, i continui controlli, sempre fuori perché in Calabria non esistono centri specializzati. Hanno avuto dal comune di Cosenza un contributo per una casa, tra l’altro al quarto piano di uno stabile senza ascensore con gli immaginabili problemi di trasporto del bimbo. Per i viaggi possono ottenere al massimo i rimborsi dei mezzi pubblici, ma è inimmaginabile pensare di spostare Sergio in treno o in autobus. Devono alternarsi all’assistenza continua del bambino. Fino allo scorso anno il marito riusciva a trovare dei lavori temporanei, oggi con la crisi non più anche perché è difficile trovare una occupazione che gli consenta di assentarsi quando bisogna portare il ragazzino fuori per lunghe degenze. Vivono con 490 euro al mese, la metà serve per pagare i debiti contratti per le cure sanitarie. In più il contratto di fitto della casa sta per scadere. Finora hanno potuto contare sulla generosità di familiari e amici, ma non si può – dicono - andare avanti cosi. “Quando chiediamo aiuto alle istituzioni ci sentiamo dire ‘vediamo, forse, state tranquilli’ e mi sono sempre chiesta – dice la mamma - se hanno capito di ciò che la mia famiglia a bisogno e soprattutto Sergio. Penso che un paese civile, le istituzioni hanno il dovere di dare una risposta immediata è concreta alla richiesta di una famiglia che cerca disperatamente con tutte le loro forze di curare il proprio bambino a farlo vivere”.