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Cocaina ai vip, trema
la “Cosenza bene”

Una città col naso imbiancato. Un capoluogo dove la cocaina si trova dappertutto, fino a qualche tempo fa addirittura dentro un bar piazzato davanti al Tribunale. Una città, Cosenza, dove la “neve” ha pure ucciso un avvocato. È proprio sulla morte di Andrea Russo –il legale di 37 anni deceduto nel giugno del 2011 dopo aver ingerito alcuni grammi di “roba” per sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine – che gl’inquirenti della Procura bruzia stanno concentrando i loro sforzi. Quella tragedia diede inizio all’inchiesta “Scarface” che, nei giorni scorsi, ha messo nei guai 9 persone, accusate a vario titolo di far parte di un vasto giro di spaccio. Un gruppo di pusher con legami importanti, secondo il pm Giuseppe Cozzolino e i carabinieri di Rende anche nella Piana di Gioia e in Sicilia, gente che avrebbe rifornito in particolar modo diversi notabili della “Co - senza bene”. Adesso il dubbio da chiarire è solo uno, quello però più importante: chi ha materialmente venduto la cocaina-killer all’avvocato Russo? Fondamentale per l’indagine è stata la testimonianza della persona, un imprenditore col vizio della sniffata, che quei drammatici attimi li trascorse insieme al legale. L’uomo ha ricostruito tutto il percorso, dal bar di fronte al Tribunale (allora gestito da uno degli indagati, il quarantenne Davide Pasqua) fino all’alt imposto dai carabinieri. Nel mezzo c’è la fermata nei pressi di un centro sportivo, con Russo che scende dall’auto e ritorna con la “roba”, quella stessa droga che nelle ore successive provocherà la fatale overdose. Tra le pieghe dell’indagine emerge poi la presenza di un personaggio sui generis, un imprenditore con interessi nel mondo dell’intrattenimento e nell’organizzazione di eventi. Gl’inquirenti stanno risalendo alla sua identità, così come a quella di altri consumatori vip, per tracciare un quadro ancora più completo e approfondito dello spaccio di stupefacenti. Presto in molti potrebbero essere convocati per essere sentiti dagli inquirenti. Intanto sono iniziati gli interrogatori di garanzia nei confronti degli indagati finiti in carcere. Ieri è stato il turno del 30enne Francesco Marotta, assistito dall’avvocato Paolo Pisani, che s’è avvalso della facoltà di non rispondere. Sempre ieri è stato sentito il 50enne Antonio Intrieri, titolare di un ristorante di Marano Marchesato. Dietro le sbarre per il momento restano anche il già citato Pasqua, il 51enne Fausto Gagliardi, il 46enne Antonio Scarpelli e il 32enne Simone Santoro. Quest’ultimo è accusato del violento pestaggio che tre anni fa costò 70 giorni di prognosi a un avvocato. Il legale potrebbe aver subìto quella brutale aggressione per il suo impegno professionale nei riguardi di una delicata vicenda fallimentare. Nei prossimi giorni toccherà invece ai 23enni Mario Mignolo e Francesco Arena (entrambi assegnati ai domiciliari) insieme al 40enne Alberto Greco, per il quale è stato disposto l’obbligo di firma.

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