Un giallo di provincia, una storia intricata di eros, tradimenti e vendette che fermenta tra la città e Arcavacata, in mezzo a un mare di menzogne. È una trama che affiora dalla denuncia presentata qualche mese fa da una giovane coppia. Due fidanzati che si ritenevano nel mirino di oscuri molestatori- calunniatori. “Vedette” che si sarebbero divertite a giocare con la vita dei due ragazzi, sempre più preoccupati per il loro destino. Lettere e messaggi anonimi avrebbero scandito l’ultimo scorcio di quella loro passione. Un legame che, improvvisamente, sembrava finito al centro degli interessi di oscuri persecutori, abili nel diffondere il seme della zizzania. Lui, ventottenne, studente con la passione per il cinema e i “corti”, lei ventiseienne, laureanda in Lettere, si erano conosciuti al campus di Arcavacata e lì avevano iniziato a frequentarsi, prima di stabilizzare quel loro legame. Giuseppe (il nome non è quello vero, ndr), nell’esposto, denunciò d’aver ricevuto sms anonimi, alcuni spediti pure da telefoni pubblici. Messaggi carichi di volgarità e dal contenuto minaccioso come quello cartaceo che si era ritrovato nella cassetta delle lettere fuori dall’uscio dell’abitazione di famiglia. E meglio non se la sarebbe passata la sua giovane donna, travolta dal fango contenuto in una lettera anonima che era stata spedita ai suoi genitori. Una missiva vergata al computer e con la quale l’auto - re, indossando i panni del moralizzatore, aveva esortato i genitori di Maria (anche in questo caso si tratta d’un nome di fantasia, ndr) a vigilare su quella loro figlia, «perduta tra festini e sesso», all’università, soffermandosi soprattutto nella ricostruzione dei momenti di relax della ragazza in assenza del suo fidanzato. Calunnie, secondo Giuseppe, che nel suo esposto faceva riferimento anche ai messaggi che lui e Lucia avrebbero ricevuto periodicamente. Brevi testi con i quali gli anonimi persecutori si sarebbero divertiti a insinuare situazioni peccaminose e tradimenti reciproci tra i fidanzati, informandoli delle rispettive presunte malefatte in assenza dell’uno o dell’altro partner, indicando con precisione i luoghi e le persone frequentate dando così l’idea di controllare stabilmente i loro spostamenti. Il capo dei pm Dario Granieri girava la denuncia al suo sostituto, Giuseppe Visconti, per gli approfondimenti investigativi. Il magistrato immediatamente affidava il caso ai superdetective della Polposta guidati dal primo dirigente Giovanna Rizzo. E gli 007 del sostituto commissario Tiziana Scarpelli avviavano le indagini. La vicenda però puzzava di bruciato, e gli agenti se ne accorgevano subito. Era, soprattutto, la versione del ragazzo a non convincere. E scavando nelle vicende più intime e inconfessabili, gl’investigatori avrebbero scoperto l’“altra”, una insospettabile quarantenne, impiegata, professionista della comunicazione. Anna (altro nome non vero) sarebbe stata innamorata di Giuseppe il quale, forse, non le aveva mai detto di Maria. E così, Anna, dopo aver scoperto l’esistenza della “rivale”, avrebbe iniziato a molestare con messaggi e lettere la coppia, facendo vacillare quel rapporto, dando in pasto, anche ad altri, vizi privati e pubbliche virtù dei due innamorati. E sempre Anna sarebbe stata dietro il danneggiamento degli pneumatici dell’auto di Giuseppe. Lei è finita sott’inchiesta per molestie, il ragazzo per calunnia.
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