Cosenza

Lunedì 29 Aprile 2024

Cosenza, la verità
sulla strage

  L’ex boss Franco Bevilacqua guidò il “commando” responsabile d’una orrenda strage compiuta nel novembre del 2000, in via Popilia, a Cosenza. Una strage dimenticata. Il pentito, nonostante sia reo confesso, non è stato infatti mai processato. Ieri, in Tribunale, ha però spiegato le ragioni dell’eccidio. Dietro c’è la solita, maledetta, “coca”. «Io mi occupavo del traffico di droga perché il ramo delle estorsioni l’avevamo interamente delegato al resto della criminalità organizzata. A un certo punto, però, prima mi hanno ridotto la quantità di stupefacente che potevo commercializzare e, poi, mi hanno addirittura tolto la cocaina. Così ho deciso di rompere e c’è stato il fatto di via Popilia». Il «fatto» sarebbero due morti ammazzati dalle raffiche dei fucili mitragliatori Ak 47 e un ferito rimasto vivo per miracolo. Il nove novembre del 2000, alle 18,40, un commando di sicari, nel popoloso quartiere bruzio, crivellò a colpi di kalashninkov Francesco Tucci, 48 anni e Benito Aldo Chiodo, 39. Rimase solo ferito e riuscì a salvarsi, Mario Trinni che era in compagnia delle vittime. I killer, compiuta la missione di morte, fuggirono in direzione dell’area industriale di Rende, nascondendo l’auto usata per allontanarsi nel cantiere dell’imprenditore Sergio Perri.

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