Sarebbe sepolto tra gli abeti secolari, in Sila, in una località non meglio precisata Luca Bruni, il 36enne, ritenuto reggente dell’omonima cosca cosentina, scomparso il 3 gennaio dello scorso anno. Il giovane sarebbe stato attirato in una trappola, ucciso e poi seppellito tra i boschi dell’altopiano, che tanti cadaveri hanno custodito e custodiscono, testimoni silenti di rese dei conti, vendette, punizioni nell’ambito della criminalità organizzata cosentina e crotonese. A riferire al pm della DDA di Catanzaro Pierpaolo Bruni della tragica fine del giovane, un pentito, Pierluigi Terrazzano che avrebbe anche indicato i presunti mandanti, ovvero Francesco Presta ed Ettore Lanzino, i due boss della mala cosentina finiti in manette lo scorso anno dopo una lunga latitanza. Il verbale è stato allegato agli atti del processo Terminator che sta facendo luce su una serie di omicidi eccellenti nell’ambito della ndrangheta bruzia. Dichiarazioni ovviamente tutte da riscontrare, ma che aprono uno squarcio sulla fine del giovane rampollo della cosca Bruni, considerata da subito dagli inquirenti una scomparsa per lupara bianca. Luca Bruni, una passato travagliato segnato dal carcere– secondo quanto riferito dagli inquirenti e sostenuto anche dal pentito - aveva assunto la guida della consorteria dopo la morte in carcere per una gravissima malattia del fratello Michele che a sua volta era subentrato al vertice del clan, sebbene giovanissimo, dopo l’uccisione nel corso di un agguato, del padre Francesco, detto “Bella Bella” nel luglio del ‘99 mentre lasciava il carcere di Cosenza. Una reggenza forte, quella di Michele Bruni che aveva stretto alleanze con i casalesi, sancito una sorta di tregua con le cosche cosentine dopo anni di scontri. Reggenza passata poi al fratello Luca per solo un mese. Il trentaseienne infatti era uscito dal carcere il dieci dicembre del 2011 ed è scomparso il 3 gennaio del 2012. La sua auto è stata trovata regolarmente parcheggiata e chiusa tra Rende e Cosenza. Si sa che poco prima si era visto con alcuni vecchi amici, poi il buio totale. Di certo Bruni, che era molto sospettoso, prudente, perché sapeva di avere dei nemici e falsi amici che dopo la morte del fratello non gli avrebbero reso le cose facili, deve aver incontrato qualcuno di cui si fidava veramente che lo ha consegnato ai suoi assassini. Come accaduto a tanti boss e picciotti.
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