La famiglia Cosmai a Cosenza per la commemorazione dell’ indimenticato direttore della casa circondariale della città, trucidato dalla ‘ndrangheta nel 1985 sul viale che porta il suo nome e che ospita da oggi una significativa scultura. Tre ombre giganti pensate dall’artista Maurizio Orrico con le mani a forma di pistola, pronte a sparare sul mondo, dall’alto in basso. “Questa è una giornata importante per la nostra comunità – ha esordito il sindaco Occhiuto alla cerimonia – perché ricordiamo un uomo delle istituzioni che con la sua determinazione e con i suoi princìpi si oppose alla prevaricazione della ‘ndrangheta”. Citando don Ciotti, il primo cittadino ha ammonito proprio come la memoria debba restare viva facendosi impegno, “per questo – ha aggiunto – dovevamo alla famiglia un presidio che sul nostro territorio fosse testimonianza della lodevole esistenza di Sergio Cosmai, funzionario dello Stato ma anche uomo colto e dai mille interessi, ammazzato a Cosenza sotto il fuoco mafioso”.
Poi è toccato a Tiziana Palazzo , vedova di Sergio Cosmai, che da 28 anni non si stanca di chiedere alla società civile di non lasciare da soli lei e i suoi figli, Rossella (neo mamma di Alessandro) e Sergio (nato un mese dopo l’omicidio del padre), che le erano accanto . “Grazie per avere mantenuto la promessa- ha detto – Io credo che il senso della vita di mio marito sia racchiuso nelle parole che vedete attorno a questa statua. La sua vita, interrotta con violenza da feroci assassini, era ricerca”. “Mio marito cercava un nuovo corso da seguire – ha concluso- un corso che va condiviso perché non potranno ammazzarci tutti. L’isolamento uccide, la condivisione invece salva”.