L’ultimo malavitoso cosentino ad aver saltato il fosso scegliendo di collaborare sembra destinato a lasciare il segno. Si chiama Roberto Violetta Calabrese, ha 49 anni e s’è lanciato tra le braccia dei pm antimafia Pierpaolo Bruni e Vincenzo Luberto perché sapeva d’avere le ore contate. Volevano ammazzarlo per una questione di soldi e così ha preferito presentarsi ai carabinieri piuttosto che finire sotto un metro di terra. Calabrese è temuto dai suoi ex “compari” di malavita perché sa molte cose, conosce il mondo dell’usura e ha gestito rapporti significativi e nascosti tra il mondo dell’imprenditoria e le cosche egemoni. È così temuto che qualcuno, due settimane addietro, aveva pensato di “aiutarlo” a tenere la bocca chiusa sparando contro l’incolpevole fratello che gestisce un solarium in via XXIV maggio nel cuore di Cosenza. La vittima della vendetta trasversale s’è salvata per miracolo. Roberto Violetta Calabrese ha parlato ai pubblici ministeri d’un ammanco mortale. Un “buco”da 800 milioni di vecchie lire. Denaro sparito dalla bacinella delle cosche “confederate” cosentine. Soldi sporchi di sangue, costati la vita a Carmine Pezzulli. Era lui il “contabile”. E venne assassinato il 22 luglio del 2002 al confine tra Cosenza e Rende.