La forza dell’amore. Quella di un padre che, disperato per quanto sta accadendo sotto i suoi occhi, decide di chiamare la polizia e denunciare il proprio figlio minorenne. La stessa forza che un cinquantenne cosentino ha avuto quando, sospettando che il suo ragazzo di appena sedici anni nascondesse droga in casa, ha pensato bene di rivolgersi alle forze dell’ordine. Questa storia ha fatto irruzione nella centrale operativa della Questura sabato pomeriggio, quando gli agenti in servizio al 113 hanno ricevuto la telefonata di un signore esasperato. L’uomo, che stava chiedendo aiuto dalla sua abitazione nel pieno centro della città, ha raccontato di un violento diverbio con il figlio. Il motivo? La droga, quella maledetta sostanza che il giovane con molta probabilità consumava già da tempo. Il papà non poteva tollerare che il ragazzo rovinasse la sua esistenza così. Animato da esasperazione e dolore ha dunque alzato la cornetta rivolgendo il suo drammatico appello alla polizia. Sul posto è dunque intervenuta una pattuglia della squadra volante, diretta dal commissario capo Giuliana Ferrara. Gli agenti hanno subito provveduto a calmare genitore e figlio, procedendo poi a una perquisizione finalizzata ad accertare la segnalazione fatta dal cinquantenne. L’uomo non aveva torto, perché gli agenti hanno effettivamente rinvenuto della sostanza stupefacente e altro materiale sospetto all’interno della stanza del sedicenne: 12 grammi di marijuana (pari a circa sedici dosi) suddivisi in diversi involucri e un bilancino di precisione, il tutto nascosto sotto il letto del minore. Il ragazzo, già noto alle forze dell’ordine per precedenti litigi maturati nell’ambito familiare, è stato accompagnato in Questura per tutti gli accertamenti di rito. Al termine delle incombenze burocratiche, il teen-ager è stato denunciato a piede libero alla competente Procura dei minorenni di Catanzaro e affidato al padre. S’è inoltre scoperto che il sedicenne in passato aveva sottratto dell’oro dalla sua abitazione, probabilmente allo scopo di recuperare un po’ di denaro per finanziare il suo “vizietto”. Di fronte a tanti genitori che spesso e volentieri tendono a giustificare ogni tipo di comportamento assunto dai figli, creando così un cortocircuito educativo dagli effetti devastanti, la vicenda di questo papà coraggioso restituisce un’immagine diversa della famiglia moderna. E non si può fare a meno di pensare a un altro padre cosentino che, qualche tempo fa, prese per le orecchie il suo pargolo e lo accompagnò dai carabinieri per fargli confessare una verità terribile. Nel gennaio del 2011, durante un sabato mattina riscaldato da un pallido sole, delle urla scalfirono la tranquillità del parco Robinson di Rende. Un ignaro signore era stato infatti colpito alla coscia da una coltellata sferrata da un ragazzino che era poi scappato. Un gesto assurdo che, si scoprirà più tardi, fu commesso per sancire l’ingresso del giovincello in una gang di coetanei. Quello che allora era poco più di un bambino, tuttavia, non aveva fatto i conti con suo padre. Un uomo che non poteva assolutamente accettare l’impunità del figlio.
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