Tra le tante vicende ricostruite grazie alle confessioni di Francesco Galdi c’è pure una grave intimidazione compiuta nell’aprile del 2005 in danno d’un magistrato anti ‘ndrangheta calabrese. Il pentito ne ha indicato il movente e i presunti esecutori nel corso di un interrogatorio condotto dal pm Vincenzo Luberto nei giorni immediatamente successivi all’inizio della collaborazione con la giustizia. Il verbale contenente le sue scottanti dichiarazioni è stato poi trasmesso al procuratore generale di Catanzaro, Santi Consolo, e alla procura di Salerno legittimata ad occuparsi di vicende che vedono magistrati del distretto catanzarese nel ruolo di parti offese. Le circostanze rivelate dal collaborante si riferiscono a un “lavoretto” da professionisti. Compiuto senza seminare tracce pericolose nella primavera di otto anni addietro. Davanti a un ristorante di Cosenza venne lasciato un “pacco bomba”. L’involucro fu ritrovato dopo una telefonata anonima notturna. All’interno c’erano solo tre “panetti” di Das collegati con fili elettrici a tre batterie da 3,5 volts e un cartoncino con una inequivocabile scritta: «Per il dott. Facciolla Dda morto».