Da una inchiesta appena definita dalla Procura guidata da Dario Granieri affiora la storia singolare d’un furto d’“effetti personali”, intimi. Apparentemente insignificante ma la sorpresa sta nel finale. È una storia che nasce nella notte di Capodanno in mezzo alla città festosamente invasa da un fiume di gente alla ricerca del divertimento tra uno spettacolo e l’altro dopo il brindisi di fine anno. I protagonisti sono ragazzi e ragazze, un gruppo d’amici vecchi e nuovi che s’intrattiene fino all’alba prima di rientrare. Sono tutti ancora euforici ma stanchi dopo ore di cammino e lunghe pause ai bar. Prima di lasciarsi, la proposta di una del gruppo: «Perchè non si va tutti insieme a casa mia? È qui in centro. Dormiamo e poi ognuno torna a casa sua». Alcuni restano, altri, senza più forze, rinunciano. Due giovani e tre ragazze (compresa la padrona di casa) salgono al secondo piano d’un palazzo nel cuore di Cosenza. Qualche risata, le ultime chiacchiere prima d’andarsene a letto felicemente provati dalla lunga cavalcata sotto le stelle. Quindi, il silenzio riempie quella casa. La prima a svegliarsi è la padrona di casa. O, almeno crede di essere la prima. Va in cucina e prepara la colazione per tutti. C’è qualcosa però che non va. Un armadio del corridoio ha un’anta stranamente spalancata. La giovane donna s’avvicina e nota un insolito disordine. E così attende che si sveglino i suoi ospiti per chiedere informazioni su quello che è accaduto. Solo che all’adunata in cucina manca inaspettamente all’appello uno dei ragazzi. E con lui sono spariti anche una borsetta, delle calze da donna, tanga, reggiseni, reggicalze. Un furto assai misterioso. Come misterioso appare il comportamento di quel giovane sparito senza salutare con quel “bottino” insolito. E così, la padrona di casa decide di rivolgersi ai carabinieri per denunciare l’accaduto. Ma del giovane, la donna conosce solo il nome di battesimo e il tipo di vettura. Pochi indizi che rallentano l’avvio delle investigazioni. È come cercare un ago nel pagliaio. La caccia all’uomo porta i detective dell’Arma cittadina, guidati dal capitano Pierluigi Satriano, sulle tracce del cleptomane “bizzarro”. La svolta arriva un mesetto fa, quando in via Popilia viene intercettata la vettura. A bordo c’è un giovane la cui fisionomia corrisponde perfettamente all’identikit fornito dalla donna derubata. E da quel controllo emerge la verità di una mutata identità di luoghi e persone che sorprende la stessa padrona di casa. In quell’auto i carabinieri, infatti, trovano abbigliamento e calzature di genere femminile. Tacchi a spillo, reggiseni, tanga, lingerie sexy di ogni genere. Il proprietario crolla, svela la sua identità di transessuale: «Sono gli “strumenti” del mestiere...». Alibi che non gli ha evitato la denuncia per furto di effetti personali. Perchè lo ha fatto? Perchè s’è impossessato della lingerie di un’altra? Non si sa. Di ufficiale non c’è nulla nelle carte della magistratura. E, forse, la verità non si saprà mai su questo misterioso “colpo” dall’insolito bottino con finale a... sorpresa.