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Cosenza, un bus
carico di droga

È il business della “Cosa nostra” calabrese. L’oro della ’ndrangheta, la linfa dell’economia nera gestita dalle “coppole” e dai loro reggipanza. La “droga spa” è l’azienda più importante d’Italia. Fattura ogni anno miliardi di euro e garantisce il pane a migliaia di “impiegati”. Nella catena produttiva lavorano capipiazza, corrieri, pusher, vedette, fiancheggiatori. Trovare un impiego nel settore degli stupefacenti non è difficile. La “roba” offre un’occupazione stabile, assicura un “mensile”, cosa che non può più fare il mondo del lavoro legale, sempre più povero di occasioni e di denari. E così, tanta gente si mette in fila davanti ai boss, offrendo la propria vita per un posto nell’azienda che non conosce crisi. La porta africana, la porta spagnola, la porta albanese, la porta olandese, sono tanti i percorsi, tante le strade che convergono tutte verso l’unico approdo da cui poi ripartire verso nuove destinazioni: la Calabria della ’ndrangheta. “Roba”, tanta “roba”viene spinta lungo quel groviglio di gallerie e viadotti, di tratti ammodernati e di cantieri ancora aperti sull’asfalto grigio e nero della Salerno-Reggio. Una grande via di comunicazione attorno alla quale s’intrecciano quotidiane vicende umane e storie di morte e di traffici illeciti. Sull’A3 la ’ndrangheta, mafia siciliana e la camorra hanno consolidato il loro potere gestendo il malaffare ed affidando a corrieri, spesso, insospettabili carichi di sostanze stupefacenti di ogni genere. Fiumi di droga si muovono ogni giorno da Salerno verso Reggio Calabria. Sostanze stupefacenti di genere vario che vanno ad alimentare le sempre più crescenti esigenze dei mercati locali. Droga di qualità come quei 6,6 chilogrammi di hascisc che un corriere stava spostando servendosi d’un autobus di linea privata. Un pullman partito dalla Lombardia e diretto in Calabria, appunto. La missione del narcos è naufragata, però, ieri mattina, all’altezza di Mangone, una manciata di chilometri d’asfalto nell’area che è la saldatura tra le province di Cosenza e Catanzaro. Da giorni, i detective del Reparto provinciale dell’Arma erano a conoscenza dell’arrivo d’un carico dal Nord. Sapevano che le cosche aspettavano tanta droga. Serviva, però, solo pazienza. Per giorni, le “divise nere” sono rimaste appostate, controllando decine di auto, osservando gli sguardi dei loro conducenti e provando a interpretare le emozioni di ciascuno. Poi, ieri mattina la svolta. Il capo del Provinciale, il colonnello Vincenzo Franzese, è stato informato della rapida evoluzione dell’indagine e ha inviato il comandante del Reparto investigativo, il maggiore Paolo Lanzo, e un manipolo di detective d’esperienza nell’area del Savuto. Dopo aver controllato un paio di vetture, la paletta dei carabinieri s’è alzata per imporre l’alt anche all’autobus di linea. Le “divise nere” hanno ispezionato tutti i bagagli, controllato ogni pacco e dalle viscere di una valigia è spuntato il tesoro: poco meno di 7 chili di “fumo” olandese, suddivisi in sei panetti termosigillati. Il proprietario, però, non s’è trovato. L’uomo (o la donna, ndr) è riuscito a darsi alla macchia prima dell’inizio della perquisizione. L’azienda di trasporto e il personale ha fornito «piena e fattiva collaborazione», come è stato sottolineato in una nota dell’Arma. Una dettagliata informativa è stata inviata al pm Antonio Tridico che si occupa dell’inchiesta. Investigazioni che puntano ad accertare la provenienza dello stupefacente, l’identità del corriere che è riuscito a scappare e, naturalmente, la destinazione finale del “fumo”. Hascisc olandese, il migliore, che a Milano viene trattato da albanesi e boss della ’ndrangheta. E forse, la partita finita nelle mani dei carabinieri era stata spedita dai “compari” lombardi alla ’ndrina del Savuto. Con quella “roba”, i malacarne avrebbero inondato Cosenza e la sua area urbana. Ma l’atteso carico non è arrivato a destinazione. E il blitz dell’Arma costringerà i boss a trattare l’acquisto d’una nuova partita. Un affare più oneroso perchè ci sarà da rimborsare i fornitori del mancato business.

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