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Niente posti letto,
ambulanza ferma
per 2 ore e mezza

Fermi davanti all’ospedale. Bloccati per oltre due ore senza far altro che attendere. Impossibilitati a soccorrere chiunque ne avesse bisogno in quella fresca nottata d’inizio aprile. La questione dell’a f f o l l amento del nuovo pronto soccorso dell’Annunziata, inaugurato una manciata di settimane fa tra sorrisi accompagnati al taglio del nastro e feroci polemiche di stampo politico, comincia a farsi maledettamente seria. Poco dopo le 22 di domenica, infatti, un’ambulanza s’è presentata nell’edificio che ospita il Dipartimento d’emergenza e accettazione con a bordo un paziente messo piuttosto male. L’uomo, un anziano afflitto da lancinanti dolori al torace, proprio per la gravità delle sue condizioni è stato accompagnato in ospedale da un mezzo particolare, nel cui equipaggio figura anche un medico specializzato. Il personale dell’ambulanza ha così trasportato la barella fino all’ingresso del reparto, consegnando come d’a b i t u d ine il paziente ai colleghi dell’Annunziata. I medici del pronto soccorso, dopo aver effettuato tutti i controlli richiesti dai loro protocolli professionali, hanno disposto il ricovero dell’anziano. Ed è stato proprio in quel momento che sono iniziati i problemi. Già, perché a quell’ora (intorno alle 22.20) tutti i posti letto risultavano occupati da altre persone. Unica cosa da fare, nell’attesa che l’intricata matassa si sbrogliasse, era lasciare lo sfortunato signore sull’unico “posto letto” disponibile in quel momento: la barella su cui era stato fatto sdraiare dall’equipaggio dell’ambulanza. Naturalmente questa scelta obbligata ha costretto il mezzo di soccorso a non spostarsi dall’ospedale (del resto dove sarebbe potuto andare privo di un suo “pezzo” fondamentale come la lettiga) lasciando così scoperta la postazione originaria. Una brutta gatta da pelare, soprattutto in una provincia come quella cosentina, dove le ambulanze dell’Azienda sanitaria sono poche e parecchio datate. Un territorio molto vasto nel quale, per garantire il vitale servizio di 118, è necessario affidarsi a diverse associazioni di volontariato in possesso di mezzi e requisiti. Il blocco dell’ambulanza ha generato qualche istante di nervosismo nel personale coinvolto: se fosse accaduto qualcosa di grave, loro non si sarebbero potuti muovere a meno di abbandonare il paziente su una sedia del nuovo Dea. Nel frattempo, in pronto soccorso è giunta una seconda ambulanza, questa volta con le insegne di un gruppo di volontari e soprattutto non medicalizzata. Ma il risultato non è affatto cambiato: anche in questo frangente, il paziente ha dovuto aspettare che si superasse l’imbarazzante stallo. Entrambi i veicoli attrezzati per il soccorso sono stati “l i b erati” dopo diversi giri di lancette, cioè quando gli orologi dell’Annunziata segnavano mezzanotte e quaranta minuti, precisamente quasi due ore e mezza dopo l’arrivo della prima ambulanza. Uno stop inaccettabile che ha fatto storcere più di qualche naso. Il parco macchine dell’Azienda sanitaria provinciale, del resto, non può dirsi eccezionalmente ricco. La maggior parte delle ambulanze ha sul groppone centinaia di migliaia di chilometri, con i rinforzi che tardano ad arrivare. Poche settimane fa, per poco un equipaggio non è rimasto appiedato durante il trasporto di una donna in pericolo di vita dopo un’a g g r e ssione avvenuta a Cariati. L’ambulanza partita da Rossano e diretta a Cosenza, gravata dai suoi 650mila chilometri percorsi, è rimasta in panne esattamente davanti al pronto soccorso. Perché alle nostre latitudini, molto spesso purtroppo, si può confidare soltanto nelle casualità fortunate.  

 

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