Il sostituto procuratore della DDA di Catanzaro Pierpaolo Bruni ne è convinto. A Rende ci sarebbe rapporti sospetti tra il comune e alcuni esponenti della criminalità organizzata cosentina, in particolare, ci sarebbero state erogazioni pubbliche in favore di soggetti legati per vincoli familiari ad noti personaggi della ndrangheta. E su questa ipotesi investigativa che fondano le perquisizioni eseguite stamani dai carabinieri del comando provinciale bruzio a carico di sei persone, due società ed un bar. Notificato un avviso di garanzia ad Adolfo D’Ambrosio, considerato elemento di spicco della cosca Lanzino e la cui moglie risulta aggiudicataria della gara indetta dal comune, per l’assegnazione di locali dell’ente destinati a bar, il bar Colibrì. Ed è questa gara e quelle relative all’affidamento del servizio delle mense scolastiche nel 2010 e 2011 alle società “Il Melograno” e “Ristomax”, sottoposte a perquisizione, che è concentrata l’attenzione degli inquirenti che hanno acquisito anche la relativa documentazione, sempre stamani, nel municipio rendese. Tra i dipendenti delle due società figurano la sorella di Gianfranco Ruà, ritenuto esponente di primo piano della ndrangheta cosentina e detenuto da tempo, Adriano e Giuseppe Moretti con precedenti penali, moglie di Giuseppe Irillo, ritenuto affiliato di ndrangheta, la figlia della convivente di Ettore Lanzino presunto boss dell’omonima cosca arrestato nei mesi scorsi dopo tre anni di latitanza, e ancora la cugina di Francesco Patitucci, reggente, secondo gli inquirenti, della consorteria Lanzino. Nomi e parentele che per il sostituto procuratore antimafia Pierpaolo Bruni pesano come macigni e che avrebbero potuto determinare un qualche condizionamento nel rapporto con l’amministrazione comunale anche se, va sottolineato che sono indagini preliminari, che sono ipotesi investigative e che essere parente di un boss non significa non avere diritto a lavorare. I provvedimenti di oggi scaturiscono da un nuovo filone dell’inchiesta Terminator , condodda dai carbinieri di Cosenza e dagli uomini della DIA, sulle cooperative comunali a rende che nel dicembre scorso ha portato all’accesso antimafia in municipio e all’arresto, tra gli altri, dell’ex sindaco Umberto Bernaudo e dell’ex assessore Pietro Ruffolo, successivamente rimessi in libertà a per i quali la Cassazione ha rigettato l’aggravante mafiosa.