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Cure staminali
ai gemelli di
Sant’Ippolito

Agire immediatamente. Farlo senza perdere altro tempo, perché vanno scongiurati in ogni modo possibile e immaginabile i rischi per la salute che corrono due tredicenni imprigionati nei loro stessi corpi. Due gemellini di Sant’Ippolito, Francesco e Giuseppe, paraplegici fin dalla nascita, che adesso hanno finalmente trovato una fiammella di speranza accesa nel lontano Nord, in Lombardia. Il giudice del lavoro Silvana Ferrentino ha infatti ordinato agli Spedali Civili di Brescia di procedere con la terapia basata sulla somministrazione delle cellule staminali nei confronti dei due fratelli cosentini. Una disposizione netta, la prima nel suo genere in terra di Calabria, che sottolinea l’urgenza di procedere con una cura alternativa per alleviare le sofferenze dei due ragazzini bloccati sulla sedia a rotelle e bisognosi di continua assistenza. La decisione è stata presa senza aver consultato la direzione dell’ospedale lombardo –seguendo i dettami della specifica formula giuridica latina inaudita altera parte – perché «attesa la predetta gravità delle condizioni cliniche dei minori» è necessario agire rapidamente «stante il pregiudizio che deriverebbe alle ragioni degli stessi dall’attesa per la rituale convocazione della controparte al fine di procedere all’instaurazione del contraddittorio processuale ». Ammissione che assomiglia a un’amara resa di fronte ai lunghissimi tempi e ai farraginosi meccanismi burocratici della giustizia. La dottoressa Ferrentino, per motivare con maggior vigore la necessità di accelerare l’iter, fa riferimento in particolare all’arti - colo 32 della Costituzione, quello che recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Praticamente da subito gli Spedali di Brescia devono dunque attenersi alla prescrizione del Tribunale bruzio, garantendo che le cure con le cellule staminali avvengano «sotto il costante controllo del medico prescrittore».

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