Nuovo rinvio al processo per l’omicidio di Roberta Lanzino, la studentessa di Rende uccisa il 26 luglio del 1988 dopo essere stata brutalmente violentata lungo la strada di Falconara Albanese, sul tirreno cosentino. Il dibattimento scaturito dalla riapertura del caso sta facendo registrare numerosi inghippi e lentezze. Oggi davanti alla corte d'assise di Cosenza dovevano essere presenti tre testi. Purtroppo non si sono presentati. Il primo, Raffaele Amendola, vive al nord, è anziano, malato, aveva già reso dichiarazioni in passato che la pubblica accusa ha chiesto di acquisire. La Corte ha accolto l'opposizione dell’avvocato Enzo Belvedere, legale degli imputati, Franco Sanzone, il fratello Remo e il padre Alfredo che ha chiesto che venisse presentata una certificazione medica attestante le gravi condizioni di salute dell'85enne più recente di quella agli atti, datata 2011, così come ha disposto l'accompagnamento coatto della seconda teste Anna Amendola che non si è presentata sostenendo di non poter allontanarsi dalla anziana madre. Due testi rilevanti per l'accusa perchè vicini a quel Luigi Carbone che avrebbe partecipato all'omicidio di Roberta insieme all'imputato Franco Sansone per poi essere ucciso dallo stesso con la complicità del padre Alfredo e del fratello Remo. La terza citazione non è andata a buon fine, si tratta di un ex appartenente alle forze dell'ordine che ha prestato servizio nella questura di Cosenza. Il Presidente della Corte stamani ha preteso un'accelerazione, una udienza a settimana. Si comincia il 26 giugno per poi ritrovarsi il 3 luglio. Come sempre in aula i genitori di Roberta, Franco e Matilde Lanzino che da 25 anni aspettano giustizia per il massacro della figlia.
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