Il doppio oltraggio. Consumato ai danni di una famiglia che ha perso tragicamente un figlio di appena 26 anni. Ieri pomeriggio, nell’obitorio dell’Annunziata si sarebbe dovuta svolgere l’autopsia di Mario Tarsitano, il giovane di Pietrafitta deceduto sabato scorso in seguito a una violenta crisi respiratoria tutta da chiarire. L’esame necroscopico non è però nemmeno iniziato: all’apertura della cella frigorifera in cui era stato adagiato il corpo del 26enne, s’è scoperto che la temperatura era ben superiore a quella prevista per la conservazione di una salma. I medici legali nominati dalla Procura, Maria Chiara Lavorato e Vannio Vercillo, appurato che in quelle condizioni s’era già avviata la decomposizione (processo da ritardare proprio con le basse temperature) hanno allargato le braccia confermando l’im - possibilità di procedere con l’autopsia. I parenti del giovane, presenti davanti all’ingresso dell’obitorio, sono rimasti scioccati per quanto si sono sentiti dire dagli avvocati difensori (Massimiliano Coppa, Paolo Coppa, Chiara Penna e Luigi Forciniti) aggiungendo una ulteriore sofferenza allo strazio che stanno vivendo in questi giorni terribili. Il loro amato Mario giaceva in quella cella da sabato scorso: l’esame autoptico è stato del resto disposto prima ancora che intervenisse l’autorità giudiziaria. Un’iniziativa del reparto di rianimazione, quello in cui era stato ricoverato il 26enne al suo arrivo in ospedale, finalizzata a chiarire come e perché quel ragazzo fosse volato in cielo.
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