I genitori di Mario Tarsitano, il giovane di 26 anni di Pietrafitta morto al pronto soccorso di Cosenza il 15 giugno scorso per cause ancora tutte da chiarire e su cui è in atto un procedimento penale, si sono presentati stamani in tribunale a Cosenza con il loro legale, l’avv. Massimiliano Coppa, per presentare una nuova querela. I genitori, infatti, sono stati colpiti da una doppia tragedia, la perdita improvvisa del figlio e l’impossibilità di vegliarlo e vederlo per un’ultima volta nonchè la compromissione dell’esame autoptico disposto dalla procura per accertare le cause del decesso per il mancato funzionamento delle celle frigorifere dell’obitorio. Nel corposo dossier presentato al procuratore capo Dario Granirei si evidenziano negligenze e superficialità e si denunciano gravi irregolarità nella gestione di un settore l’obitorio, molto delicato. Il 18 giugno scorso, quando i genitori, insieme all’avvocato, al medico legale, ai consulenti si sono recati all’annunziata per l’esecuzione dell’esame autoptico, hanno scoperto che il corpo era già in avanzato stato di decomposizione perché da giorni non funzionava l’impianto di climatizzazione. La cella in cui era custodito il corpo di Mario registrava una temperatura di 32 gradi, quando dovrebbe essere tra 0 e 4 gradi. Uno shock ulteriore per la famiglia, un vero e proprio atto di brutalità sul cadavere del 26enne, come si legge nella querela. Nessuno si era preoccupato – denunciano i familiari – di avvisare del guasto, soprattutto alla luce del fatto che su quel corpo era stata disposta dalla procura bruzia l’autopsia. Nessuno si era premurato di adottare misure alternative, come prevede la normativa in casi del genere, trattando il cadavere con la formalina che avrebbe assicurato una buona conservazione. Ma non solo. E’ paradossale – si legge nella denuncia – che nell’obitorio non vi sia un sistema di allarme che possa segnalare anomalie nella temperatura delle celle, ma anche dei locali, perché è indegno e incivile lasciare le salme a temperature torride come erano in quei giorni. L’autopsia è stata eseguita poi solo a tarda sera nel cimitero di Cosenza, ma sulla efficacia dei risultati ci sono dubbi, attese le condizioni del corpo. Da qui la richiesta di fare piena luce.