Dopo quasi due anni, i ricercatori e le attrezzature dell’Istituto di Scienze Neurologiche, il CNR, di Mangone, nel cosentino, torneranno ad erogare prestazioni sanitarie a centinaia di pazienti, la maggior parte dei quali affetti da alzheimer, SLA, sclerosi multipla. Il presidente del CNR, Luigi Nicolais, e il direttore generale dell’ASP di Cosenza, Gianfranco Scarpelli, hanno sottoscritto finalmente la convenzione che ripristina le prestazioni diagnostiche specialistiche. Un doppio risultato: da un lato vengono tutelati i pazienti che qui per anni sono afferiti dal cosentino, da tutta la Calabria e da altre regioni considerato l’alto livello delle erogazioni sanitarie, dall’altro si da la possibilità ai ricercatori del centro di continuare l’attività scientifica in questo che da sempre si è posto come uno dei più importanti e avanzati punti di riferimento nel campo della ricerca sulle malattie del sistema nervoso. Si sana in questo modo il vulnus aperto quasi due anni fa con l’incomprensibile decisione della regione di spostare tutto su Catanzaro. Un ulteriore scippo per Cosenza, un inutile dispendio di risorse, l’ ingiusto smantellamento di un presidio scientifico consolidato. Una operazione da più parti bollata come campanilistica per favorire la città capoluogo. Grazie anche alla tenacia battaglia portata avanti in questi mesi dai ricercatori dell’USI ricerca, spesso in grande solitudine, a parte qualche attestato o proclama di circostanza, si è riusciti a ridare al CNR di Mangone il maltolto. “Questa vicenda –sottolinea l’USI ricerca che chiede le dimissioni del direttore Gambardella – deve essere un esempio da non ripetere, per quasi 2 anni sono stati mortificati la comunità scientifica e i pazienti per assecondare progetti finalizzati al rafforzamento di poteri fini a se stessi”. Una buona notizia, peccato che la convenzione sia fino al 31 dicembre. La speranza è che non si tratti si un fuoco di paglia!
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