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Inchiesta Sogefil
domiciliari ai Lo Po

Regge l’impianto accusatorio delineato  dal procuratore capo di Cosenza Dario Granirei e dall’aggiunto Domenico Airoma nell’ambito dell’inchiesta sulla Sogefil, la società di riscossione dei tributi che non avrebbe versato circa 15 milioni di euro nelle casse dei municipi, finiti pare nella disponibilità personale degli amministratori delegati. Regge, ma si ridimensiona la posizione di Mario Lo Po e della sorella Maria Grazia, i due amministratori finiti in carcere il 17 luglio scorso quando è scattato il blitz della guardia di finanza e che hanno sempre respinto le accuse.  Ai due il tribunale del riesame di Catanzaro, accogliendo la richiesta dei difensori,  ha infatti concesso i domiciliari.  E ai domiciliari erano finiti anche la moglie e  il cognato di Lo Po, Giovanna e Leonardo Trovato, 18 complessivamente gli indagati tra cui l’ex presidente del Cosenza calcio Mauro Nucaro e l’imprenditore Gianfranco D’Agni. Una vicenda su cui le fiamme gialle hanno lavorato per mesi sotto la direzione della procura bruzia e legata da un sottile filo rosso alla maxi inchiesta sull’eolico della procura di Catanzaro. Alla base ci sarebbe questo importante, presunto  ammanco. La società di riscossione non avrebbe restituito a molti comuni  per i quali lavorava, circa 80 e prevalentemente del cosentino,  parte delle somme riscosse e le avrebbe utilizzate per le spese personali dei suoi amministratori, le più svariate, e per lo stipendio di pochi dipendenti raccomandati dalla politica, mentre la maggior parte dei lavoratori non veniva pagata. All’attenzione degli inquirenti non solo le presunte responsabilità dei dirigenti della società, ma anche quella degli amministratori locali. Appare paradossale infatti che tanti comuni, nonostante le note difficoltà per i  tagli ai trasferimenti e agli investimenti  in cui versano i municipi, non si siano affatto preoccupati di incassare le cospicue somme pagate dai propri cittadini con tantissimi sacrifici e li abbiano lasciati tranquillamente nelle mani della Sogefil. Un comportamento che come detto in occasione dell’operazione dal procuratore aggiunto del tribunale di Cosenza Airoma non può essere certo liquidato come semplice superficialità o disattenzione. Sullo sfondo probabilmente compiacenze e taciti accordi. Assunzioni clientelari o altri favori in cambio del silenzio? Saranno le indagini a dare risposte. 

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