Una analisi impietosa. Anzi, un preciso atto di accusa nei confronti del mondo sanitario pubblico. La relazione degli ispettori spediti a Cosenza dal ministro Beatrice Lorenzin fotografa una situazione che può porsi a cagione di quanto accaduto il 4 luglio scorso. Il giorno in cui perì, a causa di una trasfusione di sangue infetto, Cesare Ruffolo, un pensionato di Rende. Il team mandato dal titolare del dicastero della Sanità nella città dei bruzi, il 13 agosto ha stilato un rapporto subito acquisito dal procuratore aggiunto di Cosenza, Domenico Airoma. Basta leggerne alcuni passaggi per comprenderne il motivo: «Al di là di ogni ragionevole dubbio la situazione di grave criticità del Servizio trasfusionale –scrivono gli ispettori – ha costituito elemento certamente “favorevole” per la produzione di unità di globuli rossi contaminate. Il complesso degli accadimenti è comunque, in linea generale, da ricondurre ad una grave disfunzione sistemica del Servizio».