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S’è pentita la moglie
del boss Bruni

  La ’ndranghetista venuta dall’Est. Edyta Kopaczynska, condannata a sei anni per associazione mafiosa, è stata la fedele consorte di Michele Bruni, capo dell’omonimo clan, morto per un male incurabile due anni addietro. È di origine polacca, ma non si direbbe. Parla, infatti, il dialetto cosentino e, soprattutto, ha acquisito la mentalità “giusta”. Quella che serve per farsi “rispettare” negli ambienti della ’ndrangheta. Dopo la prematura scomparsa del marito, Edyta è rimasta a Cosenza. Pensava di poter “contare” ancora e di mantenere inalterato lo status di “primadonna”. Non è stato così. Gli “amici”si sono lentamente allontanati scegliendo nuovi “capi”da servire, mentre il “reggente” della cosca, il cognato Luca Bruni, è sparito per lupara bianca il tre gennaio del 2012. Con la sparizione del trentasettenne, Edyta ha capito che era stata di fatto azzerata la consorteria. Una consorteria fondata negli anni ’90 dal suocero, Francesco Bruni, inteso come “Bella-bella”. Per questo la donna, stanca di una vita di lutti e sofferenze, potrebbe aver deciso di collaborare con la giustizia. Da dieci giorni non si hanno sue notizie e non può escludersi che sia stata già affidata alle cure dei pm antimafia Vincenzo Luberto e Pierpaolo Bruni due magistrati abituati a non fare sconti alle cosche.

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