Con l’avviso di conclusione delle indagini, notificato stamani a sette tra medici e infermieri in servizio presso l’unità operativa di ginecologia e ostetricia dell’ospedale civile dell’annunziata, entra nel vivo l’inchiesta sulla morte di Maria Brogno, la 68enne deceduta il 26 marzo scorso dopo un intervento chirurgico. Il procuratore capo Dario Granieri e il sostituto Paola Izzo, dopo aver ricevuto la denuncia dei familiari della donna, il marito e i due figli, hanno avviato le indagini. Hanno spulciato cartelle cliniche, sentito gli operatori sanitari, acquisito le risultanze dell’autopsia. L’ipotesi, contenuta nell’avviso di conclusione delle indagini, si profilano gravi responsabilità per i sette indagati. Gli inquirenti parlano di colpa generica, ovvero negligenza, imprudenza e imperizia e di colpa specifica, colpe che avrebbero cagionato la morte della paziente per shock emorragico post operatorio. Ora gli indagati hanno venti giorni di tempo per presentare memorie difensive e attivare tutte le procedure previste dalla legge per confutare le accuse. Maria Brogno, era stata ricoverata in ospedale lo scorso 18 marzo, per sottoporsi ad un intervento chirurgico programmato per l’asportazione dell'apparato riproduttivo nella divisione di Ginecologia. La donna, come denunciato dai familiari stava bene. Il 25 marzo l’intervento di isterectomia, durato ben sei ore vista la complessità dello stesso. La donna viene trasferita nella stanza, riprende coscienza, i medici rassicurano i familiari. Ma subito dopo comincia ad avvertire forti dolori all'addome. I medici e gli infermieri la tranquillizzano, rassicurandola che quei dolori sono normali. La donna soffre terribilmente per tutta la notte. La mattina seguente, stremata non ce la fa più e chiede un calmante. Le viene fatto un antidolorifico. Ma poche ore dopo muore. Secondo le indagini della procura ci sarebbero state imperizia in fase di intervento chirurgico e gravi omissioni e negligenze nel monitoraggio e assistenza post operatoria tanto da non accorgersi tempestivamente dell’emorragia in atto. Sia i medici che gli infermieri che avevano in cura la paziente avrebbero sottovalutato i sintomi evidenti di quella complicazione letale e si sarebbero limitati a darle un antidolorifico.
Caricamento commenti
Commenta la notizia