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Il “pizzaiolo” pentito e
i voti pagati 300 euro

C’è un pentito di ’ndrangheta che racconta d’un presunto mercimonio di voti scattato in occasione delle elezioni amministrative del 2002. Elezioni con sei candidati e poi vinte da Eva Catizone. Il collaboratore si chiama Luigi Paternuosto, 36 anni, e ha dichiarato d’essere stato per lungo tempo vicino –anche se non ritualmente affiliato – al gruppo riconducibile al boss bruzio Domenico Cicero. L’uomo, interrogato nel marzo del 2011 dai magistrati della Dda di Catanzaro, ha raccontato che un autorevole esponente del centrosinistra aveva siglato un accordo con i referenti del suo clan. L’accordo prevedeva il pagamento di pacchetti di voti da indirizzare al candidato a sindaco destinato a succedere al compianto Giacomo Mancini. La cosca avrebbe dovuto individuare famiglie di “amici” disposte, dietro “compenso”, a orientare le loro “preferenze”. Questo il racconto. «Promettevamo 300 euro a famiglia per tre persone, se erano più di tre persone e arrivavano a sei, erano 600 euro. C’era un foglietto con nome, cognome, numero di circoscrizione e quanti erano nel nucleo familiare. Io camminavo con questo foglio, dovevo andare e scrivere quanti erano, chiedere se volevano votare il candidato a sindaco che dicevamo e dirgli dei 300 euro ». Le confessioni sono rimaste senza riscontro.

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