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Furti sacrileghi
senza colpevoli

 Furti sacrileghi, rimasti senza colpevoli. Reliquie di santi calabresi rubate dai luoghi di culto e mai più recuperate. È accaduto due volte in Calabria. Nella notte tra il 13 e il 14 marzo del 1977, qualcuno penetrò, a Bisignano, nella cripta contenente le spoglie di Sant’Umile e le portò via. Il furto sacrilego gettò nello sconforto la comunità che venera il miracoloso frate sin dall’anno della sua morte: il 26 novembre 1637. Il 25 gennaio del 2012, a pochi mesi dal decennale della canonizzazione, mentre nel centro del Cosentino fervevano i preparativi per la celebrazione della ricorrenza, si pensò che qualcuno avesse deciso di restituirne i resti rubati venticinque anni prima. Uno sconosciuto, infatti, si presentò al priore del santuario durante le confessioni e gli lasciò un pacco contenente delle ossa umane avvolte in un giornale pubblicato proprio nel 1977. Tutti pensarono che potesse finalmente trattarsi delle spoglie del Santo. La Procura, diretta da Dario Granieri, avviò subito una inchiesta che s’è però conclusa con una inevitabile archiviazione. Il Santo bisignanese divide con il più famoso Francesco da Paola, un triste destino. Pure le reliquie del Patrono della Calabria vennero infatti rubate dal Santuario tirrenico e, solo in parte, successivamente, restituite. I ladri, qualche giorno dopo, fecero ritrovare a Roma alcune ossa del Servo di Dio.

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