“Sulla pessima gestione della sanità in Calabria Scopelliti può dire quello che gli pare e trovare tutte le giustificazioni che vuole, ma i fatti parlano chiaro e sono sotto gli occhi di tutti”. E’ quanto afferma, in una nota, il consigliere regionale del Pd Carlo Guccione riferendosi ai dati diffusi dal Ministero della Salute nel nuovo Rapporto sulla verifica della qualità degli adempimenti e all’ultimo Rapporto sull’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza rispetto all’anno 2011 in cui la Calabria si presenta come la Regione con il maggior numero di inadempienze (21) e, insieme a Puglia e Campania, continua ad essere nell’area critica. “Non vi è cittadino calabrese –prosegue Guccione- che in questi anni non abbia avuto occasione di toccare con mano, sperimentandone le conseguenze negative sulla propria pelle o su quella di un proprio congiunto, il livello di estrema precarietà in cui è costretto ad operare il personale medico e paramedico calabrese. Siamo, ormai, a livelli da terzo mondo: strutture fatiscenti, turni massacranti, strumentazione obsoleta, ospedali smantellati, autoambulanze rotte e al limite della decenza. Per non parlare dei topi che passeggiano indisturbati nei corridoi degli ospedali o dell’accresciuto numero delle vittime della “malasanità ” in Calabria“. Il dato è questo ed è inconfutabile. A dimostrarlo, tra l’altro, è il fatto che il baldanzoso presidente Scopelliti, che nei giorni scorsi si vantava pubblicamente dichiarando l'uscita della sanità calabrese dalla condizione di criticità per quanto riguarda i Livelli essenziali di assistenza (Lea), oggi è stato clamorosamente, platealmente ed ufficialmente smentito dai dati pubblicati dal Ministero alla Salute. Al danno, quindi, si è aggiunta anche la beffa”. “Non smetteremo mai di ripeterlo –conclude Guccione- Scopelliti deve immediatamente dimettersi da commissario regionale per il Piano di Rientro dal debito sanitario. Troppi e troppo gravi sono i danni che in questi anni sono stati compiuti nella gestione della sanità regionale. I calabresi non ne possono più di continuare a pagare le conseguenze negative di una situazione che, ormai, non ha più né capo né coda”.