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Imprenditori cosentini
no parte civile
la FAI censura

maria teresa morano

Gli imprenditori cosentini non si costituiscono parte civile nel processo ai presunti esponenti della ndrangheta che li avrebbero taglieggiati. Dura reprimenda della  Federazione Antiracket. Si è tenuta oggi,  presso il Tribunale di Catanzaro, l'udienza preliminare del processo scaturito dall'Operazione Magnete che vede alla sbarra buona parte del clan Cicero-Perna per aver imposto una capillare pressione estorsiva a commercianti ed imprenditori di Cosenza. “La FAI, si è costituita parte civile a difesa del libero mercato e della libera concorrenza, continuando a sostenere tutti quegli imprenditori che intendono cogliere questo particolare momento storico per rompere le catene delle estorsioni e contribuire ad una economia libera. Spiace però – afferma Maria Teresa Morano, responsabile regionale FAI per la Calabria e componente del direttivo nazionale della Federazione - come in questo momento, nel quale ormai emerge chiara la pressione della ndrangheta sull'economia dell'intero comprensorio, una parte consistente dell'imprenditoria cosentina non senta il bisogno di affrancarsi da queste logiche. È senza dubbio – continua l’ imprenditrice antiracket -  un comportamento censurabile, per noi addirittura inaccettabile che in un processo nel quale sono imputati elementi di primo piano delle cosche cosentine, dei 37 imprenditori parti offese nel procedimento, nessuno abbia sentito il dovere morale di costituirsi parte civile. Non è sicuramente questa la strada giusta da percorrere se si hanno a cuore le sorti dell'economia ed il futuro di questa importante area della Calabria. Un'area che, finora, si è ritenuta avanguardia culturale della nostra regione e che invece farebbe meglio a fare i conti con questa amara realtà e ad adoperarsi in ogni modo affinché vengano duramente biasimati questi comportamenti che favoriscono il mantenimento di un pericoloso status quo”. 

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