Sarà prentato nel salone degli specchi della Provincia di Cosenza il 5 dicembre il libro “Cervello e comportamento criminale” di Monica Capizzano, docente di Criminologia applicata Unised. All’incontro interverrà in videoconferenza anche Andrew Brown, ispettore capo della polizia scozzese, esperto internazionale in negoziazione ostaggi, terrorismo e pirateria marittima. L’autrice mette in evidenza che oggi è indiscutibile il fatto che determinati geni del nostro DNA e alcuni malfunzionamenti di zone specifiche del cervello rilevino sul comportamento antisociale e criminale. Gli studi sull’influenza dei geni sul comportamento, combinati con l’ambiente in cui l’individuo si sviluppa, hanno portato a individuare particolari geni che sono almeno in parte responsabili dell’insorgenza di una serie di comportamenti di tipo antisociale. Allo stesso tempo, alcune zone del cervello, in particolare del lobo frontale, sembrano essere necessarie al controllo del comportamento: se disfunzionali, a causa di un qualsiasi evento traumatico (es. trauma cranico, abuso di sostanze, alcolismo), possono causare gravi anomalie comportamentali, con tendenza all’aggressività, all’impulsività e, di conseguenza, al comportamento violento e criminale. L’ipotesi fondamentale di questo approccio dal gene al cervello al comportamento antisociale è quindi che alcuni specifici geni determinino alterazioni della struttura e della funzionalità cerebrale, e che tali alterazioni, a loro volta, predispongano l’individuo al comportamento antisociale. L’autrice, allo stesso tempo, nell’intraprendere questa teoria parla di un rischio, quello cioè di sovrastimare queste risultanze biologiche dimenticando che la predisposizione genetica chiede comunque un completamento ambientale per potersi esprimere e che esistono anche conoscenze su condizionamenti in grado di ridurre e annullare gli effetti della predisposizione genetica.
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