Di fronte a una scuola pubblica in costante peggioramento, ai continui tagli, al divario crescente tra Nord e Sud, alla dispersione e agli abbandoni che caratterizzano la Calabria, la Flc Cgi ha rilanciato la necessità di un’istruzione di qualità, libera, intesa come bene comune. Il sindacato ne ha discusso a Cosenza con docenti e genitori durante un’iniziativa molto partecipata e ricca di spunti. Sul tappeto pure la vicenda del liceo scientifico Fermi di Cosenza dove la dirigente scolastica ha deliberato di far pagare i corsi di recupero. “Abbiamo chiesto e ottenuto dal ministero un’ispezione al Fermi, perché riteniamo che ciò che è stato deciso è fuori del dettato costituzionale, è contrario alle leggi, va contro il buon senso – ha sottolineato il segretario nazionale della Flc Cgil, Mimmo Pantaleo -. I corsi di recupero, difatti, sono un diritto legato all’obbligo scolastico." Pantaleo ha poi allargato lo sguardo sulle sofferenze della scuola italiana “che sono tante e si aggravano, perché i tagli delle risorse continuano, si allargano le emergenze, principalmente nel Mezzogiorno." “Con questo incontro, come Flc Cgil, cerchiamo di dare una risposta alla deriva di privatizzazione della formazione e dell’istruzione pubblica – ha aggiunto dal canto suo Gianfranco Trotta, segretario della Flc Cgil Calabria -. Ancora una volta vogliamo chiarire che la conoscenza è un bene comune costituzionalmente garantito e che pertanto non può essere né mercificato né sottoposto alle leggi di mercato”. Pino Assalone, segretario provinciale della Flc Cgil, si è soffermato “sulle scelte governative che si riversano in maniera piuttosto negativa in Calabria e nella provincia di Cosenza”. “Accanto a queste negatività – ha concluso - c’è la mannaia di un dimensionamento scolastico che ha fatto sì che alcune scuole venissero accorpate, con dirigenti scolastici in reggenza, un fatto che non garantisce la necessaria continuità didattica”.