Il grande scandalo. Con una società di riscossione diventata una “cassaforte” privata capace d’ingoiare montagne di denaro e una lunga serie di enti pubblici territoriali rimasti in braghe di tela. Trentatrè milioni di euro di tasse regolarmente versati dai contribuenti di 50 comuni della Calabria sarebbero infatti finiti direttamente nelle tasche dei responsabili di una società di riscossione e spesi per fare shopping su internet o giustificati con false consulenze. Queste le cifre della maxi truffa scoperta dai finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria di Reggio Calabria che, dopo i quattro arresti effettuati in estate, hanno segnalato alla procura regionale della Corte dei Conti di Catanzaro 21 persone. Il comune più danneggiato risulta Nicotera (Vibo Valentia) al quale sono stati sottratti fraudolentemente quasi 8 milioni e mezzo. Nel mirino degli investigatori, coordinati dalla procura diretta da Dario Granieri, è finita la So.ge.fi.l. Spa, società cosentina operante nel settore della riscossione per conto di enti pubblici territoriali. Le indagini hanno permesso di accertare che i soldi versati dai cittadini per l’Imu o per la Tares venivano in realtà utilizzati per fare acquisti on line, per pagare fantomatiche consulenze o per elargire lauti compensi agli amministratori della società.