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Quando sono i pentiti
a scrivere la storia

 Una faccia pulita e la “favella” d’un attempato manager di azienda: l’ultimo pentito sfornato dalla criminalità bruzia è una ex guardia giurata di 29 anni, Silvio Gioia, con un passato da rapinatore e un presente da trafficante di droga. A spingerlo tra le braccia dello Stato è stata proprio la “roba”: aveva, infatti, contratto un debito di sessantamila euro con gli esponenti di una temuta cosca locale e, temendo di finire come pasto per i vermi tra i boschi della Sila, ha preferito “cantare” piuttosto che ritrovarsi a mangiare terra per l’eternità. Gioia non ha lo spessore d’un boss, né la caratura d’un sicario implacabile. Non ha mai ucciso nessuno, né diretto un clan. È, piuttosto, un “ragazzo sveglio” che ha sempre tenuto gli occhi aperti e sa, quindi, molte cose. Potrebbe definirsi una “buona fonte” che, adesso, tenta di giocarsi tutto quello che ha sentito e saputo con gli “sbirri”. Quale possa essere il contributo che è in grado di offrire agli inquirenti è difficile dirlo. Per valutare la sua efficacia occorrerà aspettare l’esito del certosino lavoro di riscontro che il pm antimafia Pierpaolo Bruni ha già delegato. Il magistrato non è tipo da accettare “collaborazioni” senza prima valutarne significato e spessore. L’area settentrionale della Calabria si conferma, comunque, quella con il più alto numero di “gole profonde”.

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