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Un batterio scatenò
l’infezione che uccise
il giovane cantante

  Era un talento, cantava l’amore accendendo la passione. La sua voce toccava le corde più sensibili dei giovani, facendo vibrare i loro sentimenti. Luigi Ferraro s’era imposto con “Tvb” (ti voglio bene, ndr), il brano d’esordio, uscito un paio d’anni fa, un testo che lo aveva trasformato in uno dei simboli dell’universo dei ragazzi. Luigi è morto a 29 anni, a febbraio, in una clinica di Bari, dopo un calvario durato due settimane. La storia del decesso di questo talento nostrano della canzone è confinata nelle pieghe della consulenza che gli esperti nominati daipmdi Bari hanno appena depositato. Un dossier che rivela una sconvolgente (ancora comunque ipotetica) verità. «Le risultanze dell’esperi - mento settorio, delle indagini istologiche e dell’analisi della storia clinica di Ferraro riconducono la morte dello stesso per ad un arresto cardiaco causato da un tamponamento cardiaco e cospicua perdita ematica conseguente a deiscienza di un punto chirurgico localizzato sull’aorta ascendente, in soggetto sottoposto a recente intervento di valvuloplastica aortica e affetto da importante processo infettivo batterico del sito chirurgico, sostenuto da Staphylococcus aureus, con polmonite consessuale...». Lo studio è sottoscritto dalla docente Margherita Neri dell’Università di Foggia e dal collega Gabriele Di Giammarco dell’ateneo di Chieti, ai quali il pm Lidia Giorgio aveva affidato il compito di investigare sulle cause del decesso. Una morte che gli specialisti ritengono riconducibile a un importante processo infettivo nosocomiale. Nell’inchiesta della Procura di Bari figurano indagati otto cardiochirurghi, due anestesisti e un cardiologo. Undici professionisti che in qualche modo sono entrati in contatto con la giovane vittima durante la degenza in clinica. Due settimane di sofferenza prima che quel germe si mangiasse l’esistenza di Ferraro. E infatti, i punti di sutura apposti sull’aorta ascendente, sempre secondo la ricostruzione dei consulenti tecnici del pubblico ministero, non avrebbero avuto quella tenuta necessaria causando un lento e inesorabile sanguinamento interno con successiva ed irreversibile polmonite che ha provocato la morte di Luigi Ferraro. Ed è proprio questo l’argomento che viene agitato come un vessillo dai legali della famiglia dello sfortunato giovane, gli avvocati Massimiliano Coppa, esperto in colpa medica, Chiara Penna, Paolo Coppa e Luigi Forciniti. Difensori che, con l’ausilio di un qualificatissimo pool di esperti di spessore internazionale, come il professor Vincenzo Pascali, ordinario di Medicina legale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, il professor Berardo Cavalcanti, medico legale, e l’anatomopatologo Vannio Vercillo, chiederanno alla magistratura barese approfondimenti specifici per chiarire singolarmente le condotte dei sanitari. L’avvocato Massimiliano Coppa non ha dubbi: «Lo scenario descritto dai consulenti del pm è piuttosto ovvio e conferma i dubbi iniziali della famiglia. L’evento di default con cui misurarsi, e da cui partire per giudicare i fatti, è il rigoroso rispetto di regole imposte, del quale l’intera equipe operatoria sarà chiamata a rispondere. Non permetteremo che le difficoltà di provare le responsabilità individuali di un evento certamente illecito giustifichino la formulazione di un giudizio tecnico di correttezza verso condotte che sono riprovevoli».

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