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La nuova “Cosa nostra”
cosentina

La ’ndrangheta comanda sul Cosentino imponendo le sue leggi, mantenendo il controllo sociale e modellando l’economia locale a sua immagine e somiglianza. Dallo Ionio al Tirreno, dal Pollino alla Sila, ogni pezzo di questa terra è saldamente nelle mani di avidi boss e dei loro voracissimi “reggipanza”. Non ci sono “buchi”, non esistono vuoti di potere nella mappa della Dia che fotografa i primi sei mesi del 2013. Un rapporto contenuto integralmente nella relazione sull’attività antimafia che il capo del Viminale, il ministro Angelino Alfano, ha presentato proprio nelle ultime settimane dell’anno passato. Con Ettore Lanzino, capo del gruppo degli “italiani” di Cosenza con proiezioni sulla costa tirrenica, e Franco Bruzzese, riferimento degli “zingari” di Cosenza e, pure, di Cassano, in galera, gli equilibri sarebbero rimasti immutati. I superdetective della Direzione investigativa antimafia hanno suddiviso il territorio provinciale in dieci aree individuando le famiglie in grande evidenza. E così, secondo gli “007” della Sezione catanzarese della Dia, guidati dal vicequestore Antonio Turi, sarebbero due distinti clan a contendersi la città capoluogo: il gruppo denominato “Perna- Lanzino-Cicero-Patitucci-Di Puppo”, con interessi diretti estesi fino a Montalto, e il gruppo Bruni-Abbruzzese.

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