Uno studio della Cleveland Clinic appena presentato al congresso dell’American College of Cardiologists (ACC) in corso a Washington conferma che la chirurgia bariatrica è superiore ai farmaci nel controllo della glicemia in pazienti con diabete di tipo 2. A riferirlo il New England Journal of Medicine, la più autorevole rivista medica. Lo studio denominato "STAMPEDE" (acronimo di Surgical Treatment and Medications Potentially Eradicate Diabetes Efficiently) ha coinvolto 150 pazienti con diabete di tipo 2 inizialmente e sottoposti a due interventi chirurgici (bypass gastrico o gastrectomia "sleeve") o a terapia farmacologica (insulina e ipoglicemizzanti orali) e seguiti per almeno tre anni. I risultati dimostrano che ben due tipi di intervento chirurgico, la sleeve gastrectomy e il bypass gastrico riducono la glicemia molto più della terapia medica. Anche se alcuni pazienti dimostrano una recidiva di iperglicemia, i risultati rassicurano sulla sostanziale tenuta nel tempo dell’effetto anti-diabetico della chirurgia. I risultati confermano inoltre che anche nei pazienti con obesità lieve o anche solamente in sovrappeso le percentuali di successo della chirurgia sono sostanzialmente simili a quelle osservate nei pazienti con obesità più severa. «E' importante sottolineare che tutti gli studi clinici randomizzati fin ora eseguiti (con quello di oggi ve ne sono 5) dimostrano la superiorità della terapia chirurgica rispetto a qualsiasi farmaco anti-diabetico oggi disponibile». Lo afferma il professore Francesco Rubino, cosentino, da poco titolare della prima cattedra mondiale in chirurgia bariatrica al King’s College di Londra. Anche se non direttamente coinvolto nello studio, Rubino commenta con soddisfazione i progressi della sua teoria. «Questo dimostra in maniera ormai incontrovertibile come la chirurgia sia da considerare una legittima opzione terapeutica per il diabete si tipo 2. Ciò però – aggiunge Rubino - non significa che tutti i pazienti con diabete debbano essere trattati chirurgicamente. L’indicazione alla chirurgia per il diabete può essere posta solo dopo una accurata valutazione del rapporto rischio-beneficio, caso per caso. Nel 1999 - ricorda il professore Rubino - quando per la prima volta proposi uno studio del genere al comitato etico del Mount Sinai di New York non riuscii ad avere l’approvazione: una terapia chirurgica per il diabete era allora sostanzialmente "impensabile". Con lo studio di oggi sono almeno 5 i “trials” che hanno confrontato chirurgia e terapia farmacologica per diabete (uno di questi eseguito al Gemelli di Roma, in collaborazione con i Professori Mingrone e Castagneto): un segno di come l’idea di operare il diabete abbia ricevuto una attenzione crescente dalla comunità scientifica nel corso degli ultimi dieci anni».