Lo spaccato emerso dall’inchiesta della DDA di Catanzaro, condotta dai carabinieri del comando provinciale bruzio, che ieri ha portato al fermo tra Cosenza e Rende di Roberto Porcaro 30 anni, ritenuto reggente della cosca Lanzino, Maurizio Basile 50 anni, il fratello Antonio, 31 anni, Alberto Fioretti, 37 anni, è raccapricciante, inquietante, allarmante, da conto del quotidiano di minacce, violenze, soprusi, intimidazioni a cui sono costretti molti operatori, molti imprenditori del cosentino. Per fortuna, in questo caso uno di loro esasperato, esausto delle pressioni, ma soprattutto del costante pericolo a cui era esposta anche la sua famiglia, ha deciso di vuotare il sacco, si è recato agli inizi di marzo dai carabinieri e qui ha raccontato il suo calvario da quella decisione di chiedere un prestito in un momento di difficoltà, tra l’altro di soli 5 mila euro, fino al crescendo insostenibile di richieste di interessi che facevano lievitare il debito in maniera esponenziale, accompagnate da minacce e abusi, costretto a consegnare agli aguzzini delle armi che deteneva legalmente, a vendere un furgone dell’azienda, a far firmare alla madre una scrittura privata per la vendita dell’appartamento in cui viveva, valore 200 mila euro, per soli 50 mila euro. Quando hanno preteso che l’atto si formalizzasse dal notaio, ha capito che la misura era colma. Ha fatto nomi e cognomi, ha fornito riscontri circostanziati. Gli inquirenti hanno informato il sostituto procuratore della DDA di Catanzaro Pierpaolo Bruni, sono scattate le indagini, e ieri il blitz con i fermi per evitare fughe e per garantire l’incolumità della vittima. L’appello rivolto dagli inquirenti alle vittime è di denunciare.
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