Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Cabaret in carcere
visita del sindaco

Lo spettacolo si chiama “Ne vale la pena”, sketch e gag messi in musica , la libertà della parola che riesce a superare i confini delle sbarre entrando nel luogo delle restrizioni per eccellenza, il carcere. Da questo luogo, però, anche grazie a laboratori e a iniziative come quella promossa dall’Amministrazione comunale che si è svolta stamattina nel teatro della Casa circondariale di Cosenza, deve ripartire la fase del riscatto personale, il punto di partenza di un inizio che, ancor prima della libertà fisica, permetta di restituire la dignità umana a chi nella propria esistenza è inciampato nella giustizia. Il sindaco Mario Occhiuto, guidato dal direttore della struttura, Filiberto Benevento, e accompagnato da una delegazione di palazzo dei Bruzi (gli assessori Rosaria Succurro, Manfredo Piazza, Massimo Lo Gullo, Nicola Mayerà e i consiglieri Pierluigi Caputo, Francesco De Cicco, Maria Lucente e Claudio Nigro), ha effettuato  la sua prima visita istituzionale ai detenuti di via Popilia. “Nessuno ha il diritto di giudicare gli altri "– ha esordito Occhiuto -" Là fuori esistono prigionie gravi come quella che fa dipendere dalla superbia, dall’arroganza, dal pensare di essere superiori. Si può anche momentaneamente perdere la libertà, ma ciò che nessuno può togliervi è il credere in voi stessi, la convinzione che c’è sempre una nuova possibilità. So che avete bisogno di forza, ma la forza si può accrescere pure quando proprio chi ne ha maggiore necessità prova ad esempio a darne a chi ama”. Ed alle loro famiglie, alle mogli, ai figli e agli stessi detenuti, il sindaco Occhiuto ha augurato una buona Pasqua accomodandosi in sala per assistere a un’ora e mezza di esilarante cabaret. Emanuele Gagliardi ed Eugenio Turboli, alias ‘I calabroni’, con un copione di teatro-canzone incentrato sugli stereotipi che riguardano i meridionali, l’autostrada Salerno-Reggio Calabria, i dialetti calabresi che dal Pollino all’Aspromonte sembrano a tratti lingue giapponesi, a tratti cinesi, a tratti tunisine eccetera, e con la caricatura di un piccolo imbroglione che si atteggia a incallito ‘ndranghetista (tutto zigzagato al ritmo della fisarmonica), hanno strappato risate e applausi.

 

Caricamento commenti

Commenta la notizia