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«Smettila, altrimenti finisce male», minacce al papà della piccola Cloe

 L’avvertimento. Sconvolgente e assurdo. Perpetrato ai danni di un uomo che soltanto pochi giorni fa ha seppellito la sua primogenita, una bambina di quattro mesi e mezzo sulla cui morte aleggia l’inquietante spettro della malasanità. Un messaggio intimidatorio che getta un’ulteriore ombra sulla dolorosa vicenda di Cloe Grano, la bimba rendese deceduta il 23 aprile scorso al termine di un calvario oggi al centro d’una inchiesta giudiziaria. Il grave episodio s’è verificato ieri mattina a Rende, a pochi passi dall’appartamento in cui vivono i genitori di Cloe. Dino, il papà della piccola, intorno alle 8.30 è uscito per recarsi nel bar situato a pochi passi da casa sua. Un modo, quello di andare a bersi un caffè nel bel mezzo del placido passeggio domenicale, che per il 48enne originario di Colosimi significava anche recuperare una parvenza di normalità dopo settimane strazianti. Eppure – denuncia Dino Grano nella querela sporta poche ore dopo davanti ai carabinieri – qualcuno stava aspettando proprio lui. Due uomini sconosciuti (dei quali è stata però fornita una dettagliatissima descrizione fisica) si sono avvicinati con passo deciso verso il papà di Cloe. Uno dei due ha quindi preso la parola tradendo, almeno così l’ha riconosciuto Dino, un accento tipico dell’Alto Tirreno cosentino, quella zona compresa più o meno tra le località di Cetraro e Scalea: «Senti qua –riferisce la vittima nell’esposto precisando che si tratta d’una citazione testuale –cerca di finirla, sinnò ti va male, ne simu capiti. Saluti ».

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