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Addio al partito
di Giudiceandrea

In una lettera inviata al segretario regionale di SEL Calabria, Mario Melfi, al segretario provinciale di SEL Cosenza, Giulia Clausi, e agli altri rappresentanti di vertice del partito, l’assessore al lavoro e alla formazione della Provincia di Cosenza, Giuseppe Giudiceandrea, ha comunicato le proprie irrevocabili dimissioni da ogni funzione e incarico all’interno del partito. “Come già noto da tempo ai miei dirigenti, all’indomani del recente Congresso nazionale di Rimini, comunico con estremo dolore, ma con assoluta convinzione, questa mia scelta. Mio malgrado, ho dovuto verificare che la linea politica che abbiamo visto prevalere in quel Congresso – si legge nella nota di Giudiceandrea –, inaspettata e mai discussa nei territori, è molto lontana dalle ragioni che avevano connotato la nascita del partito e la sua collocazione storica nel PSE. Ancor prima, però, hanno indirizzato questa mia scelta anche le vicende legate all'evidente lontananza del partito dai territori, dagli eletti e dagli amministratori, che era e continua ad essere figlia di un lungo comportamento verticistico che ha cagionato, innanzitutto, la distruzione dei laboratori politici chiamati "Fabbriche di Nichi", passando attraverso l'imposizione, in un Ufficio di Presidenza, di persone vicine alla Direzione nazionale, che erano state sonoramente bocciate nei territori”. Nella lettera con cui l’avvocato Giudiceandrea rassegna le proprie dimissioni, le considerazioni proseguono con un chiaro messaggio ai vertici nazionali del partito: “Il tutto è condito da un lento e progressivo deterioramento del carisma del nostro leader, acuito dalla sconfitta elettorale. Per non parlare della sconfitta politica, sfociata nella forzata rinuncia dell'unico eletto di SEL alle Europee in favore di personaggi tutt'altro che nuovi, che mai hanno lesinato le loro diffidenze verso il partito, anziché mostrare la dovuta riconoscenza. Oggi, a livello locale, questa debolezza nazionale culmina in scelte probabilmente legittime, ma da me assolutamente non condivise, che prestano il fianco alla possibile imposizione "romana" di candidati alla Presidenza della Regione. Uomini calati dall’alto che, lungi dal poter essere contestati prima di conoscerne il nome e le qualità, assumono il valore asfittico quanto atavico dei vicerè, dei quali la Calabria è stanca e di cui questa terra non ha assolutamente bisogno”

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