Un delitto senza movente e un assassino “fantasma”. La morte del calciatore «bello e impossibile » sembra destinata a rimanere un “giallo” irrisolto. Gli sforzi compiuti dalla Procura di Castrovillari per dare un volto e un nome al possibile omicida del centrocampista Denis Bergamini, trovato cadavere il 18 novembre del 1989 lungo la statale 106 ionica, sarebbero risultati vani. L’ipotesi che l’atleta, tesserato del Cosenza calcio e amatissimo dalla tifoseria locale, possa essere stato “suicidato” non troverebbe infatti riscontro nelle lunghe indagini svolte dai carabinieri. È trascorso troppo tempo, mancano testimoni attendibili e, soprattutto, l’unica persona presente al momento della tragedia – Isabella Internò, all’epoca fidanzata di Bergamini – non ha fornito elementi diversi rispetto a quanto già aveva dichiarato ventisei anni addietro. La donna, finita sott’inchiesta per concorso in omicidio, ha sempre ribadito la tesi che il centrocampista si sarebbe volontariamente lanciato sotto il camion che lo travolse e uccise. Il punto è che il calciatore non aveva mai mostrato segni di depressione, né paventato ad alcuno l’intenzione di togliersi la vita. La sorella e il padre di Denis non hanno perciò mai creduto alla ipotesi del suicidio, sollecitando a più riprese, per il tramite dell’avvocato Eugenio Gallerani, la riapertura delle indagini. Una riapertura disposta tre anni addietro dal procuratore capo di Castrovillari, Franco Giacomantonio. Le nuove investigazioni si basano sugli esiti delle consulenze eseguite dagli “specialisti” del Ris sugli indumenti della vittima e sulla perizia redatta dal professore Roberto Testi dell’università di Torino su dei reperti istologici. Quest’ultimo sostiene che Denis Bergamini quando fu travolto dal camion era già morto. Se così dovesse essere ignote rimarrebbero però le cause del decesso. La perizia autoptica eseguita nel 1989 escluse infatti l’utilizzo di armi da fuoco o da taglio. Gli inquirenti hanno puntato ad accreditare, negli ultimi tre anni, la pista delle percosse. Il calciatore potrebbe essere stato cioè colpito con calci e pugni al torace ma non sarebbero rimaste tracce dell’aggressione mortale per via dello schiacciamento della parte bassa della cassa toracica determinato dalla ruota del camion. Isabella Internò ha tuttavia sempre continuato a ribadire con forza la versione del suicidio. E non c’è stato modo, fino al momento, di smentirla con testimonianze diverse. Denis s’è invece portato nella tomba i segreti di questa storia. Qual è la verita? Raffaele Pisano, l’autista reggino dell’autocarro che investì l’atleta, ha ribadito invece agli investigatori d’essersi ritrovato improvvisamente la vittima davanti senza, quindi, riuscire ad evitarla. L’uomo, peraltro, il quattro luglio del 1991 venne assolto dal pretore di Trebisacce dall’accusa di omicidio colposo, mentre il 10 giugno del 1992 una sentenza della Corte d’appello di Catanzaro spedì definitivamente in archivio la vicenda. Il caso venne classificato come suicidio. Una tesi ribaltata dall’inchiesta poi riavviata dalla procura di Castrovillari. All’ipotesi dell’omicidio mancano tuttavia due elementi fondamentali: l’assassino e il movente. Fare un processo in queste condizioni diventa davvero difficile.