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Una nuova lapide dedicata a Denis nel luogo della sua oscura morte

 «È morto come tutti si muore, come tutti cambiando colore. È morto come non dovrebbe morire nessuno, abbandonato sulla strada e senza un vero perché. È morto a ventisette anni come le rockstar». Comincia così “Denis Bergamini. Una storia sbagliata” (Castelvecchi) del trentenne giornalista foggiano Alessandro Mastroluca presentato nella serata di venerdì nella sala stampa dello stadio San Vito alla presenza del presidente del Cosenza Calcio Eugenio Guarascio, dei giornalisti Manuela Iatì e Massimo Clausi e dello scrittore Claudio Dionesalvi. Un compito difficile per una pubblicazione attesa: c’era da raccogliere tutta la pesante eredità lasciata dal compianto scrittore ed ex calciatore Carlo Petrini ne “Il calciatore suicidato” (Kaos), aggiornandola con gli sviluppi degli ultimi 5 anni, sia dal punto di vista delle indagini, soprattutto dopo la riapertura del “caso”nel 2011 con l’ipotesi di omicidio volontario da parte della Procura di Castrovillari, sia dal punto di vista della formazione del movimento che ha portato poi nel 2010 alla fondazione dell’associazione “Verità per Denis”. Mastroluca conduce il lettore sull’ipotetica scena del delitto, fissando tre scenari: «Denis viene lasciato sulla strada ancora vivo» e poi finito sul posto, «Denis viene sdraiato sull’asfalto già morto» e, infine, «Denis viene ucciso con un’arma contundente e poi deposto davanti al Tir per coprire la vera causa della morte». Se Manuela Iatì si è concentrata soprattutto sui significati veicolati dal sottotitolo, che riporta alla memoria uno storico brano di Fabrizio De Andrè, affermando che «la storia di Denis non è affatto una storia sbagliata» perché il ragazzo «non si trovava in un posto sbagliato, ma ad essere fuori luogo erano semmai i suoi assalitori», Claudio Dionesalvi prova a ipotizzare l’area storico-sociale in cui potrebbe essere maturato quello che definisce «un delitto borghese »

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