Grazie alla Fondazione Attilio e Elena Giuliani Onlus e al prof. Giuseppe Chidichimo dell’Università della Calabria, è stata ricordata a Cosenza, nella sede della Fondazione di Villa Rendano, la figura del prof. Pietro Bucci, in occasione del ventennale della sua scomparsa, avvenuta a Roma il 10 settembre 1994. La manifestazione, promossa nell’ambito del “Progetto Villa Rendano”, è stata incentrata sui contenuti del libro di Sandro Pagano “Petro Bucci: Un “ponte” verso il futuro”, pubblicato dalla Pellegrini Editore, che raggruppa gli atti di un convegno promosso dall’Università della Calabria, nell’aula magna, il 6 ottobre 2004, in occasione del decennale della scomparsa del prof. Pietro Bucci, Rettore dell’Ateneo di Arcavacata dal 1978 al 1987. Un dibattito a più voci che ha rinnovato ricordi e memoria di un uomo, di un docente impegnato e amante della scienza che a distanza di venti anni dalla sua morte continua a mantenere una freschezza di idee e valori indispensabili per l’Università, come per la stessa Calabria, ai fini di una crescita economica, sociale e culturale, in quanto alla base del suo impegno vi erano valori di forte attaccamento, sostegno e valorizzazione del prodotto umano con in primo piano i giovani. Era un uomo acuto e attento verso le politiche di sviluppo del territorio con al centro la realizzazione del campus universitario quale laboratorio di sperimentazione sociale, scientifico e civile, mediante processi formativi ed educativi che lo hanno collocato tra i grandi visionari in grado di saper leggere il futuro, sia nelle attività di ricerca scientifica, passando dagli aspetti puri a quelli applicativi, che in quelli pratici di governabilità e gestione dell’istituzione universitaria, come delle istituzioni politiche, dal Comune, alla Regione, al Paese. Ha voluto fortemente e si è impegnato perché il progetto dell’UniCal, scaturito dal concorso internazionale vinto dagli architetti Gregotti e Martensson, fosse una realtà visibile per le nuove generazioni ed oggi sono la testimonianza più concreta della sua opera e del suo passaggio terreno, che non può e non deve essere dimenticato e sottovalutato dai nuovi organismi direttivi dell’Ateneo. Una memoria storica, sociale, civile ed umana che può essere fonte di ricchezza ed ispirazione per le nuove generazioni salvaguardando e rispettando le proprie radici e chi governa oggi l’Ateneo ne deve tener conto per una giusta sopravvivenza.
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