Gli orari delle viste fiscali domiciliari sarebbero stati modulati a tavolino. False attestazioni che avrebbero compromesso la regolarità dei controlli anti-assenteismo. Un’accusa contestata a sei medici convenzionati con l’Inps. Il capo dei pm Dario Granieri e il suo sostituto Domenico Assumma hanno messo i lucchetti alla loro inchiesta innescata da un dettagliato rapporto del direttore provinciale della sede dell'Istituto di previdenza sociale di Cosenza, Pasquale Scortecci. Una segnalzione che ha rappresentato la pietra angolare delle indagini sviluppate dai detective dalla guardia di finanza, guidata dal colonnello Giosuè Colella. In un anno di scrupolose investigazioni, le Fiamme gialle avrebbero messo insieme numerosi riscontri che rappresentano lo zoccolo duro delle contestazioni nei confronti di: Ernesto Lamacchia, 61 anni, di Cosenza; Fernando Fabiano, 60 anni, di Spezzano della Sila; Giacomina Bellavia, 58, di Serra Pedace; Lice Chiappetta, 55, di Cosenza; Marialetizia Parise, 60, di Carolei; Fulvio Petramala, 62, di Cosenza. Sono tutti accusati di falso per aver formato certificati medici con orari di visita differenti da quelli automaticamente registrati dal software di sistema dell’Inps. Anomalie già segnalate nell’aprile del 2013, dal Coordinamento generale medico-legale dell'Istituto di previdenza sociale di Roma. Una denuncia che era stata ripresa dal direttore dell’ente di Cosenza tre mesi dopo. La spinta investigativa dei finazieri della Compagnia, diretti dal capitano Paolo Mielucci, avrebbe permesso d'accertare gli ipotetici falsi nelle visite. Le “divise grigie” hanno riportato a galla uno scenario che si apre al malcostume. Aspetti censurati anche dall’apposita commissione interna che ha concluso l’inchiesta amministrativa irrogando otto provvedimenti sanzionatori della sospensione dall’incarico per periodi variabili, a seconda della gravità, e tre diffide. In sostanza, i medici indagati, tutti convenzionati con l’Inps, appositamente dotati di un notebook per la redazione dei dei verbali di visita fiscale domiciliare in formato elettronico, avrebbero indicato orari differenti rispetto a quelli dei controlli realmente svolti. A smascherarli sarebbe stato proprio il supporto informatico. I “camici bianchi” non sarebbero stati messi al corrente del programma che avrebbe consentito la registrazione degli orari delle visite. Le ipotetiche anomalie emerse dalla verifica degli orari avrebbero fatto sospettare che la certificazione, in realtà, sarebbe stata stampata in anticipo, anche di ore, oppure fuori dalla fascia oraria o a ridosso dell’inizio di una fascia oraria.