L’“affittopoli” è illustrata da cifre spaventose. I “buchi neri” si spalancano nelle casseforti del fisco dando origine a emorragie fiscali che in un solo anno sono state capaci di inghiottire 12 milioni di euro tra irpef e imposte non dichiarate. Una zavorra di contratti in “nero” portata a galla dalle investigazioni della Tributaria di Cosenza con l’inchiesta “Athena”. Seicento e sette gli immobili concessi in locazione senza contratto a studenti dell’Università della Calabria. Ben 509 i proprietari, di Cosenza, Rende, della provincia e anche fuori provincia. «Di Crotone e Vibo, in particolare, ma anche del Catanzarese e del Reggino», ha spiegato il comandante provinciale della guardia di finanza, il colonnello Giosuè Colella, nel corso della conferenza stampa alla quale hanno preso parte anche il rettore dell’Unical, Gino Mirocle Crisci e il direttore dell’Agenzia delle Entrate di Cosenza, Filomena De Franco. L’indagine esplora il mondo sommerso della locazioni dei fabbricati residenziali agli universitari fuori sede. Lo scenario offerto dall’inchiesta dei finanzieri costituisce un solido fronte investigativo anche per la Procura guidata da Dario Granieri. I detective del colonnello Ciro Ciavarella hanno raccolto elementi che sono serviti a realizzare il profilo di una attività sgorgata dalla lettura dei cartelli “affittasi” che inondano portoni e ringhiere di palazzi sorti dalle parti della cittadella universitaria di Arcavacata, bacheche degli spazi d’incontro degli studenti e pagine intere di quotidiani locali. È nata così l’idea di monitorare il fenomeno delle locazioni agli universitari fuori sede per comprendere se dietro tanta offerta si potesse nascondere ricchezza illecita. Ma non una esplorazione in solitaria. Le Fiamme gialle hanno deciso di coinvolgere direttamente l’università. «Dall’ateneo abbiamo avuto gli elenchi degli studenti fuori sede iscritti ai vari corsi di laurea che in tutto sono 32.000 circa. Grazie alla collaborazione dell’Unical, che da sempre si propone quale simbolo di legalità, è stato possibile inviare un questionario via posta elettronica a ciascun ragazzo. L’operazione, tra l’altro, ci ha consentito risparmiare 150mila euro in spese postali per le raccomandate che avremmo dovuto spedire», ha chiarito il colonnello Colella.