Operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, coordinata dalla Dda di Catanzaro, per l'esecuzione di 19 provvedimenti di fermo emessi nei confronti di altrettanti esponenti della cosca di 'ndrangheta dei Perna, accusati di avere gestito un vasto traffico di stupefacenti articolato su una fitta rete di spaccio in grado di rifornire le "piazze" cosentine e del suo hinterland. Tra i fermati c'é anche Marco Perna, di 41 anni, figlio del capo della cosca Franco, attualmente detenuto in regime di 41 bis. Dalle indagini é emerso il ruolo di leader che era stato assunto nel gruppo criminale da Marco Perna, che aveva di fatto assunto la guida della cosca dopo l'arresto del padre. Per imporre il loro potere sul territorio, gli uomini della cosca, secondo quanto riferito dai carabinieri, disponevano di armi, in parte sequestrate (quattro pistole ed un fucile), e si avvalevano di modalità tipicamente mafiose specificamente contestate nel provvedimento di cattura.
Poteva contare secondo le indagini anche sulla disponibilità di un deposito di armi e droga la cosca di 'ndrangheta. Il deposito è stato scoperto dai militari nel corso delle indagini che hanno portato all'operazione della scorsa notte per l'esecuzione dei fermi. Vi erano custoditi, tra l'altro, 110 chilogrammi di hashish e marijuana e due revolver di grosso calibro. L'attività di monitoraggio e controllo dei principali indagati da parte dei carabinieri ha riguardato un periodo di circa un anno, a partire dal mese di settembre del 2014. Le indagini sono state coordinate dal procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Giovanni Bombardieri e dal sostituto Pierpaolo Bruni e condotte dai carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Cosenza in collaborazione con i militari della compagnia.
I nomi dei fermati accusati di traffico di droga e tutti diretti dal boss Marco Perna. Si tratta dei cosentini: Giovanni Giannone, Pasquale Francavilla, Sergio Raimondo, Alessandro Cairo, Andrea D'Elia, Luca Tripodi, Giacinto Bruno, Bruno Calvelli, Denis Patì, Riccardo Gaglianese, Danilo Giannone, Paolo Scarcello, Francesco Scigliano, Domenico Caputo, Pasquale Bruno, Carlo Bruno, Giuseppe Muto, Ivano e Alessandro Ragusa. Tra gli indagati il pentito Silvio Gioia, ex guardia giurata, che con le sue dichiarazioni ha dato forte impulso alle investigazioni
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