Un’auto data alle fiamme. È l’auto della moglie di un imprenditore, Gianfranco Cundari, leader nella gestione di locali notturni in città e già vittima, ad ottobre, di una identica intimidazione. Un “segnale” inequivocabile di pressione, di attacco, di protervia, lanciato nella notte tra Natale e Santo Stefano. La città capoluogo vive sotto la cappa degli ambasciatori del racket e, comunque, subisce questo costante ricorso alla violenza attuato per dirimere le controversie e piegare quanti si mostrano poco “docili” di fronte a certe richieste.
L'approfondimento nell'edizione della Gazzetta del Sud in edicola
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